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Nell’ultimo anno il numero di fumatrici italiane si è impennato di oltre un milione, arrivando sulla soglia di circa 6 milioni, sostanzialmente “pareggiando” per la prima volta nella storia i maschi nell’amara classifica.

“Le immagini sui pacchetti di sigarette mi sconvolgono così tanto… che mi viene subito da accendermi una sigaretta”, scherza un popolare comico romano, Francesco De Carlo. Dietro alle battute, il tema della comunicazione sui rischi del fumo è serissimo e complesso, con esiti a volte ambivalenti. La consapevolezza di quanto la sigaretta sia nociva – nonché legislazioni sempre più restrittive – hanno innescato una chiara tendenza al calo negli ultimi decenni. Il problema in Italia è che la parabola ha recentemente smesso di scendere, e che la principale categoria di “colpevoli”, stavolta, è costituita dalle donne.

Nell’ultimo anno il numero di fumatrici italiane si è impennato di oltre un milione, arrivando sulla soglia di circa 6 milioni, sostanzialmente “pareggiando” per la prima volta nella storia i maschi nell’amara classifica. Altro che “emancipazione”, qua ci sono conti che non tornano, e richiamano in causa l’informazione. In tutti gli altri indicatori sugli “stili di vita”, quantomeno in materia di quel che si “ingerisce”, dal cibo all’alcol ad altro, la donna, invece, primeggia ancora, conserva un’attenzione mediamente superiore alla cura di sé, per esigenze di salute, e anche di “estetica”.

Siamo alla “parola-chiave”, come discusso nei giorni scorsi al 39esimo Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime). Se i rischi tumorali del fumo sono oramai abbastanza noti, quelli estetici no. La bellezza in gioventù è una coincidenza ereditaria, in età avanzata è un’arte da costruire e difendere. E la rinuncia al fumo è il più efficace dei “bisturi”.

I capelli tendono a diventare più radi, la pelle sempre più opaca, rugosa e meno elastica. “Le donne vengono a chiederci di riparare a questi danni, ma devono avere ben chiaro che la soluzione sarebbe nelle loro mani se imparassero a ridurre il fumo”, nota Nadia Fraone, vicedirettrice della Scuola di Medicina Estetica del Fatebenefratelli di Roma. La sigaretta danneggia i meccanismi di riparazione della pelle, riducendo la sintesi del collagene e dell'elastina e falcidiando le scorte di vitamina A, con effetti più gravi proprio tra le donne.

Le strategie di comunicazione delle multinazionali del tabacco naturalmente omettono di riepilogare i danni, anche estetici, del fumo. Alcune si prodigano da decenni a produrre ricerche che mettono in discussione la catena di effetti della sigaretta per la salute. Altre, consapevoli di non poter più difendere l'indifendibile, lanciano un messaggio ancor più subdolo e, nei suoi propositi, “efficace”: sostanzialmente, dicono “sì, il fumo fa male e io, produttore, responsabilmente, te lo confermo, per darti la piena libertà e responsabilità della scelta”, quasi a voler valorizzare “un'epica” nella sfida individuale alla salute. Tutti i produttori, comunque, convergono nel  perpetuare il mito che scoraggia all'abbandono: quello sulla “grande difficoltà” a farlo. E' bene sapere che non lo è, quantomeno sul piano della dipendenza fisica, che si protrae per un periodo assai breve dalla rinuncia. Ed è bene sapere anche un'altra cosa, sempre sull'estetica: gli esiti della rinuncia sono repentini. “Smettere ha conseguenze positive evidenti sin dai primi mesi”, ricorda e incoraggia la dottoressa Fraone.

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