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Prima si scopre e più possibilità ci sono per eliminarlo. E' da anni una sorta di mantra che gli oncologi continuano a ripetere con l'obiettivo di rendere il cancro sempre più curabile. Per questo la cosiddetta biopsia liquida può essere considerata un "punto di svolta" nella diagnosi precoce dei tumori. In particolare, per quelli che colpiscono il colonretto. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Tumori Regina Elena e del Gruppo Eurofins Genoma ha svolto uno studio collaborativo che dimostra che la biopsia liquida potrebbe essere determinante, se solo fosse impiegata in modo capillare su soggetti a rischio, e più in là nel tempo anche sulla popolazione generale. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research.

Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno scovato, in pazienti con tumore del colon retto, minuscole quantità di DNA libero circolante, rilasciato nel sangue dal tumore: quantità anche 500 volte minori di quelle che si riscontrano in pazienti con tumori avanzati. Il DNA tumorale circolante può essere rilevato fin dal giorno dell’operazione chirurgica grazie alla biopsia liquida, mediante una combinazione di metodiche ultrasensibili non ancora impiegata nella diagnostica di routine. “Gli studi – dichiarano Francesca Spinella, direttrice scientifica del Gruppo Eurofins Genoma Group e Patrizio Giacomini, ricercatore del Regina Elena e referente di programmi internazionali sul tema - suggeriscono che probabilmente ci stiamo avvicinando alla soluzione, perché la biopsia liquida già oggi svela la presenza di tumori relativamente piccoli, fino a un minimo di 3 cm di diametro in quasi i 2/3 dei pazienti. Il numero dei pazienti analizzati è ancora piccolo, ma i risultati dimostrano che le tecnologie sono mature”. Ma non è tutto. Il lavoro evidenzia che la biopsia liquida è davvero molto utile nel follow-up post chirurgico. Ci sono pazienti, infatti, che il chirurgo dichiara guariti, ma nei quali residua qualche piccolo focolaio di malattia minima residua, impossibile da rintracciare anche con TAC e PET.  “La biopsia liquida – sottolinea  Giacomini - rileva il DNA rilasciato nel sangue dalle cellule tumorali. Vi sono meno resistenze a eseguire un semplice prelievo ematico, e inoltre un’analisi del sangue possiamo integrarla in check-up genomici ad ampio raggio che svelino allo stesso tempo molti tipi di tumore. Non ultimo, le alterazioni genomiche sono un marker molto più selettivo per il tumore rispetto ad alterazioni generiche del DNA o di altri biomarkers quali quelle a tutt’oggi ricercate nelle feci”.

 

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