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Per alcuni uomini, anche giovani, è impossibile riuscire a dormire tutta una notte di fila. Costretti a “viaggi” frequenti verso la toilette, rischiano di non chiudere occhio e svegliarsi stanchi la mattina. Hanno quello che gli esperti chiamano nocturia, un disturbo che consiste nella necessità di urinare una o più volte durante la notte. Tuttavia, dietro a quello che molti uomini considerano un problema fastidioso, legato all'età e/o alla prostata ingrossata, potrebbero celarsi disturbi anche ben più seri: dalle apnee notturne all’ipertensione. Problemi che non andrebbero trascurati. A lanciare questo avvertimento è Salvatore Sansalone, specialista in Urologia e Andrologia dell'Università Tor Vergata di Roma e consulente del ministero della Salute. “La nocturia è uno dei disturbi meno riferiti al medico curante: un sondaggio americano ha rivelato che il 66% di chi ne soffre non ne ha mai parlato col medico”, riferisce l’esperto.

“In realtà il disturbo ha comorbidità con molte altre situazioni cliniche come le apnee notturne e la pressione alta. Disturbi che agiscono come un serpente che si morde la coda e - dice Sansalone - che portano il paziente a cadere in una spirale di disagio e stanchezza. Anche perché i risvegli si verificano nella prima parte della notte, quando il sonno ad onde lente sarebbe il più ristorativo, interferendo con la qualità di vita diurna”. Le apnee notturne alterano la produzione di ormone anti-diuretico, quello che viene secreto durante la notte. “Una ricerca sui maschi indiani ha sottolineato come i pazienti con apnee ostruttive (OSA) presentino ipertensione nell’86%, diabete nel 59% e nocturia e altri disturbi del sonno nell’80% dei casi”, riferisce Sansalone. Le cause quindi possono essere molteplici.

“Un recente studio ha rivelato che l’ipertensione non trattata - spiega Sansalone - è un determinante dei frequenti viaggi notturni alla toilette degli uomini già a partire  dai 35-49 anni. E i due disturbi si influenzano reciprocamente anche nei soggetti in terapia sia per l’innalzamento dei  valori pressori durante la notte che come effetto collaterale dei farmaci (diuretici ad esempio). Le terapie anti- ipertensive devono essere quindi sottoposte ad un monitoraggio e un aggiustamento frequente”. Gli approcci per venirne a capo spaziano da quello comportamentale che agisce sulle abitudini e gli stili di vita a quello medico e chirurgico. “Nuove abitudini che prevedano di assumere meno liquidi alla sera, evitare  caffeina, alcol e fumo, aumentando l’attività fisica e trattamento medico – dice l’esperto - possono migliorare nettamente i sintomi, il  sonno, il riposo, la qualità di vita e non ultimo l’umore. Tra gli interventi nutrizionali si sconsigliano alimenti troppo  ricchi di sodio e si raccomanda di limitare carne rossa e amidi specialmente nel pasto serale in favore di grassi polinsaturi e vegetali”. Il trattamento medico viene prescritto quando non è possibile intervenire sugli stili di vita. “Prevede la somministrazione del 5-alfa-reduttasi che agisce riducendo un enzima che interviene nella trasformazione del  testosterone. Il farmaco però nel 10% dei casi determina effetti avversi come disfunzioni sessuali poco accettate dai pazienti”, conclude Sansalone.

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