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Il segreto che si cela dietro la straordinaria longevità degli ultracentenari è legato alla capacità di riparazione del loro DNA. A svelarlo è stato un gruppo di scienziati delle università di Bologna e Verona, in collaborazione con il Karolinska Institutet in Svezia, in uno studio pubblicato sulla rivista eLife. I ricercatori hanno prelevato campioni di sangue ed hanno esaminato il genoma di 81 persone di età pari o superiore a 105 anni, provenienti da tutta Italia. I dati sono stati poi confrontati con quelli di 36 individui residenti nelle stesse regioni ma con un’età media di 68 anni. Dai risultati sono emerse differenze significative tra il gruppo più giovane e quello più longevo.

Abbiamo scelto di studiare la genetica di un gruppo di persone che hanno vissuto oltre 105 anni – afferma Paolo Garagnani dell’Università di Bologna – e l'abbiamo confrontata con quella di un gruppo di persone più giovani residenti nella stessa zona geografica, allo scopo di ottenere informazioni su quello che possiamo considerare un invecchiamento sano”. Il gruppo di ricerca ha identificato delle variazioni genetiche comuni tra i partecipanti che avevano raggiunto e superato i 105 anni di età. La più frequente era il gene STK17A, responsabile di una riparazione efficiente del DNA. L’elevata attività di questo gene, spiegano gli autori, è associata a una migliore risposta dell’organismo a malattie particolari come il cancro. Anche il gene BLVRA, anch'esso legato alla salute delle cellule, sembrava più comune nei soggetti più anziani, mentre l’ultimo tratto genetico considerato nello studio riguarda il gene COA1, correlato alla corretta funzionalità della cellula.

Queste nuove informazioni, osservano gli esperti, potrebbero essere molto utili per comprendere le malattie legate all’avanzare dell’età, come i disturbi neurodegenerativi. Il team ha anche scoperto che le persone di età superiore a 105 anni avevano accumulato molte meno mutazioni genetiche nei geni testati. La longevità, ipotizzano gli studiosi, potrebbe pertanto dipendere dall’elevata capacità genetica di una persona di evitare mutazioni potenzialmente in grado di favorire lo sviluppo di malattie. “Questo lavoro – commenta Massimo Delledonne, docente presso l’Università di Verona – ci ha permesso di osservare i cambiamenti genetici sia ereditari che naturali negli anziani”. Conclude Claudio Franceschi dell'Università di Bologna: “Il meccanismo di riparazione efficiente del DNA e un basso carico di mutazioni genetiche in porzioni specifiche potrebbero rappresentare i due elementi alla base della possibilità di raggiungere un’estrema longevità”.

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