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Si chiama Ozaki ed è l'unica tecnica al mondo che utilizza esclusivamente il tessuto del paziente per la sostituzione della valvola aortica. Uno studio del Centro Cardiologico Monzino, pubblicato sulla rivista The Annals of Thoracic Surgery, ha dimostrato che funziona. In particolare, l’esperienza del Monzino ha dimostrato una mortalità intraoperatoria pari a zero e l’assenza di eventi avversi maggiori nel 97% dei casi. A 5 anni dall’intervento nessun paziente ha presentato recidive di vizio severo della valvola e nessuno ha dovuto essere rioperato.

I chirurghi del Monzino non solo utilizzano la tecnica Ozaki ma sono in grado di conoscere in dettaglio la reale anatomia della valvola aortica patologica e la dimensione dei nuovi lembi che andranno a creare. La procedura di sostituzione della valvola aortica con la tecnica Ozaki permette infatti al chirurgo di evitare di ricorrere all’impianto della protesi ricreando invece nuovi lembi della valvola aortica dal pericardio del paziente, vale a dire il “sacco” che avvolge il cuore. I nuovi lembi aortici vengono misurati sulla morfologia della valvola nativa e ricostruiti in modo sartoriale. Una volta impiantati sull’anello valvolare i neolembi si comportano come i lembi originari. “I dati oggi ci danno ragione: la ricostruzione con tessuto del paziente ottiene gli stessi risultati dell’impianto di una protesi in termini di efficacia, con vantaggi indiscutibili per i pazienti”, dice Gianluca Polvani, direttore del Dipartimento di Chirurgia cardiovascolare del Centro Cardiologico Monzino e professore di Cardiochirurgia dell’Università degli Studi di Milano. “Il primo grande vantaggio - continua - è che la valvola ricostruita non corre il rischio di rigetto e permette al paziente di evitare di dover assumere la terapia anticoagulante dopo l’intervento. Inoltre, l’utilizzo esclusivo di tessuto con DNA proprio, promette una durata della neovalvola molto superiore a quella delle protesi biologiche tradizionali, basate su tessuto animale. Potremmo definirla una sostituzione valvolare biologica autologa”.

Dal 2016 ad oggi i pazienti nel mondo operati con la nuova tecnica sono oltre 6000. Il Centro Cardiologico Monzino ha ideato un percorso esclusivo per i pazienti che hanno indicazione all’intervento con la tecnica Ozaki: un team multi specialistico, costituito da cardiochirurghi, ecocardiografisti, anestesisti, radiologi e tecnici di radiologia, ha il compito di valutare e seguire i pazienti dal momento della prima visita fino ai controlli post-operatori. “L’ultima novità riguardo alla tecnica Ozaki - sottolinea Polvani - è la procedura 'Promoter' (PReoperative Ozaki Technique Measures On Tridimensional Engineered Root), i cui risultati sono appena apparsi sul Journal of Cardiovascular Computed Tomography. La nuova metodica è stata messa a punto dal team Monzino per ridurre i tempi di asistolia, cioè del periodo dell’intervento durante il quale il cuore del paziente rimane fermo e si rende dunque necessaria la circolazione extracorporea”. Il progetto “Promoter” consiste nello sviluppo e nella stampa di modellini 3D della radice aortica del paziente, sulla base dei dati della Tac pre operatoria. Da questi modellini è possibile ricavare, prima dell’intervento, le dimensioni dei nuovi lembi di pericardio da usare nella tecnica Ozaki. Nello studio Promoter si è ottenuto il 100% di coincidenza tra le misure dei lembi effettuate in sala operatoria e quelle sui modellini 3D. Poiché il chirurgo entra in sala operatoria con già in mente le misure dei neolembi, i tempi di circolazione extracorporea possono essere ridotti del 20%.

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