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L'età del cervello potrebbe non essere qualcosa di definito una volta per tutte. A dimostrarlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford che sono riusciti a ringiovanire il cervello dei topi. Nello studio, pubblicato sulla rivista Nature, gli scienziati hanno prelevato il liquido cerebrospinale dai topi giovani per poi infonderlo nei topi anziani. Il liquido cerebrospinale, chiamato anche liquor, è la sostanza liquida che protegge il cervello all’interno del cranio. Secondo lo studio, il liquido cerebrospinale di animali più giovani sarebbe in grado di ripristinare la funzione delle cellule neurali più anziane. Questi risultati aprono la strada a nuove possibili vie terapeutiche contro la demenza e le malattie neurodegenerative.

Come parte integrante del cervello, il liquido cerebrospinale fornisce alle cellule cerebrali sostanze nutritive, molecole di segnalazione e fattori di crescita, ma il suo ruolo nell’invecchiamento cerebrale non è ancora conosciuto. I risultati, dicono gli autori, dimostrano le potenziali proprietà ringiovanenti del liquido cerebrospinale per il cervello. In particolare, lo studio ha dimostrato che il liquido cerebrospinale giovane aumenta la stimolazione delle cellule chiamate cellule precursori degli oligodendrociti – che hanno il potenziale per rigenerare oligodendrociti (un tipo di cellula neurale) e la mielina (un materiale grasso che protegge le cellule nervose) – all’interno dell’ippocampo, il centro della memoria del cervello. Per determinare i meccanismi alla base di questi effetti, gli autori hanno esaminato le vie di segnalazione attivate dal liquido cerebrospinale giovane. Si è scoperto che un fattore di trascrizione (noto come SRF) media gli effetti del liquido cerebrospinale giovane sulle cellule precursori degli oligodendrociti e l’espressione di questo fattore diminuisce nell’ippocampo dei topi più anziani.

Gli autori hanno identificato anche un fattore di crescita (noto come Fgf17) come candidato per indurre la segnalazione di SRF. È stato dimostrato che l’espressione del fattore di crescita Fgf17 diminuisce nei topi anziani. Tuttavia, l’infusione del fattore di crescita nei topi anziani riproduce gli effetti osservati con l’infusione di liquido cerebrospinale giovane, inducendo la proliferazione delle cellule precursori degli oligodendrociti e migliorando la funzione della memoria. “Il nostro studio - sostiene Tal Iram, ricercatore presso la Stanford University e primo autore dello studio - suggerisce che la manipolazione delle proteine del liquido cerebrospinale può ringiovanire queste cellule e migliorare la memoria nei cervelli che invecchiano”. Questi risultati quindi identificano il fattore di crescita Fgf17 come un potenziale fattore di ringiovanimento per il cervello che invecchia. Ma non solo, lo studio suggerisce che nuove vie di somministrazione di farmaci consentono di accedere direttamente al liquido cerebrospinale e potrebbero essere utili nel trattamento della demenza.

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