La riabilitazione cardiaca basata sull’esercizio fisico può ridurre significativamente la gravità, la frequenza e la ricomparsa della fibrillazione atriale. È quanto emerso da uno studio condotto dall’Università di Liverpool e dall’Università di Copenaghen pubblicato sul British Journal of Sports Medicine. Questa scoperta, frutto di un’analisi approfondita di dati aggregati, suggerisce un potenziale cambio di paradigma nel trattamento di questa condizione che colpisce milioni di persone in tutto il mondo.
La fibrillazione atriale è caratterizzata da contrazioni anomale delle camere superiori del cuore, che portano a sintomi come palpitazioni, dolore toracico e affaticamento. È anche un fattore di rischio significativo per ictus e insufficienza cardiaca. Sebbene i trattamenti attuali siano efficaci, lo studio evidenzia come la riabilitazione cardiaca (allenamento fisico, gestione dei fattori di rischio legati allo stile di vita, interventi psicosociali), finora non inclusa nelle linee guida internazionali possano offrire ai pazienti un controllo maggiore migliorando notevolmente la qualità della vita.
Questa analisi aggiornata di 20 studi clinici condotti tra il 2006 e il 2024, che hanno coinvolto oltre 2.000 pazienti, fornisce prove inconfutabili. I risultati mostrano una sorprendente riduzione del 39% nella gravità dei sintomi, un calo del 43% nella frequenza degli episodi e del 42% nella loro durata, oltre a una diminuzione del 32% del rischio di recidiva. Inoltre, è stato riscontrato un miglioramento significativo negli aspetti di salute mentale legati alla qualità della vita. Gli esperti ora spingono affinché le linee guida sulla gestione della fibrillazione atriale vengano aggiornate per incorporare queste nuove evidenze. La raccomandazione è di integrare la riabilitazione cardiaca basata sull’esercizio fisico insieme alle terapie farmacologiche e all’ablazione, sottolineando i suoi benefici in termini di costo-efficacia e accessibilità come strumento fondamentale nella gestione della fibrillazione atriale.