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L’accesso ai farmaci si rivela essere economicamente gravoso per i cittadini.
 Per i farmaci di fascia A, i cittadini si trovano a pagare una differenza di prezzo maggiore tra l’equivalente e il farmaco di marca. Succede anche che i pazienti, anche quelli affetti da patologie croniche e rare, debbano pagare di tasca loro i farmaci di fascia C, spendendo cifre come 1127 euro in un anno, 1297 per parafarmaci, nonostante siano per loro indispensabili e insostituibili, e ne debbano fare uso per tutta la vita.
Sono dati che emergono dal XVI Rapporto PiT Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, presentato nei giorni scorsi a Roma al Ministero della Salute. “Meno sanità per tutti, la riforma strisciante”. “La fotografia che emerge evidenzia che il Servizio Sanitario Nazionale pubblico così come dovrebbe essere, cioè universale, equo e solidale, oggi più che mai non esiste”, commenta Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici. “A chi dice che bisogna ripensare il concetto di universalismo (garantire tutto a tutti), rispondiamo che ciò è già stato realizzato nei fatti attraverso una riforma “non formalizzata”, sulla quale né i cittadini, né gli operatori sanitari e tutti gli altri attori sono stati chiamati a dire la loro: praticamente una vera e propria riforma “strisciante”.

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