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«Dati clinici e sperimentali consolidati dimostrano l'efficacia dei farmaci cannabinoidi in oncologia, nella sclerosi multipla, nelle mielo-lesioni, nelle neuropatie dolorose, ma anche nell'artrite reumatoide e, si sta sperimentando, anche nel Parkinson, in particolare per il controllo della rigidità muscolare». Così Vidmer Scaioli, dell'Istituto neurologico Besta di Milano, commenta la presentazione di un Ddl sulla cannabis terapeutica da parte del senatore Pd Luigi Manconi. «Fino apochi mesi fa - ricorda il neurologo - nessun tipo di cannabinoide era reperibile sul mercato italiano e i pazienti dovevano riferirsi a procedure d’importazione, principalmente dall’Olanda. Dallo scorso anno viene commercializzato un solo prodotto, ma è a carico del Ssn soltanto per i soggetti affetti da sclerosi multipla, mentre le altre categorie di pazienti devono accollarsi un costo importante». Scopo del decreto èdi ampliare lo spettro dei farmaci che possono essere distribuiti sul mercato italiano e le categorie dei pazienti che possono accedere, con motivate documentazioni cliniche, al trattamento nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale. Al problema di accesso alle cure si aggiungono le limitazioni alla ricerca clinica. «In Italia – lamenta Scaioli - il Ministero non ha mai finanziato ricerche sui cannabinoidi. Viviamo oggi la stessa situazione che si è avuta negli Stati Uniti ai tempi del proibizionismo; quando sono stati rimossi i vincoli è partita un’attività di ricerca clinica e sperimentale che ha poi avuto ricadute importanti». Il neurologo spiega che un altro obiettivo del Ddl Manconi è di consentire ai pazienti di coltivare piantine di cannabis «per poter preparare da soli, con semplici procedure tipiche della farmacologia galenica, i rimedi di cui hanno bisogno: è quanto accade, sotto controllo delle autorità sanitarie locali, in altri Paesi europei e in 14 Stati degli Usa».

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