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Continua la contrazione della spesa farmaceutica in Italia. Secondo l’ultimo rapporto Osmed (osservatorio sull’uso dei medicinali in Italia) nel periodo gennaio-settembre 2014 la spesa farmaceutica territoriale pubblica è stata infatti pari a circa 8.769 milioni di euro (circa 144 euro pro capite), con una riduzione del -1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La spesa convenzionata netta è stata pari a 6.517 milioni con una riduzione rispetto al 2013 del 3,6%. Al contenimento della spesa  hanno contribuito in maniera importante i farmaci equivalenti che a livello nazionale rappresentano il 16,3% della spesa netta, il 25,3% delle unità vendute,  il 21,8% delle dosi definite giornaliere (DDD) totali, con una quota di mercato pari al 18,7%, in crescita del 5,9% rispetto allo scorso anno (dati AssoGenerici). I farmaci a brevetto scaduto rappresentano il 73%  della spesa farmaceutica netta.

E’ interessante notare che la percentuale di spesa per i farmaci equivalenti (farmaci a base di principi attivi con brevetto scaduto) è stata pari al 28,8% del totale dei farmaci a brevetto scaduto, considerando il dato a livello nazionale, ma con una chiara forbice geografica in cui le regioni del Nord fanno registrare percentuali superiori alla media italiana, mentre quelle del Sud segnano ancora il passo. Il mercato dei farmaci a brevetto scaduto resta quindi ancora saldamente dominato dai preparati “di marca”, che a livello nazionale rappresentano il 47,7% in valore delle unità vendute. E’ pure per questo che anche nel 2014 è stata riscontrata una crescente incidenza del 13,6% - sulla spesa convenzionata - della compartecipazione a carico del cittadino (comprensiva del ticket per confezione e della quota a carico del cittadino eccedente il prezzo di riferimento sui medicinali a brevetto scaduto) rispetto al 12,7% registrato nel 2013 (dati Osmed 2014).

L’ammontare complessivo della spesa per compartecipazioni a carico del cittadino sui medicinali di classe A è risultata pari a 1.121 milioni di euro, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del +4,4%. Un ricorso più diffuso all’equivalente consentirebbe quindi una significativa contrazione dell’esborso diretto a carico delle tasche degli italiani.

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