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Un antidepressivo comune, la paroxetina, disponibile da tempo come farmaco equivalente, ha avuto successo nel curare l'insufficienza cardiaca in topi da laboratorio: il risultato di una sperimentazione condotta alla Temple University School of Medicine di Philadelphia, viene considerato molto importante nell’ottica della cura di una malattia sinora considerata irreversibile.

Il team di scienziati guidato da Walter J. Koch, direttore del Centro di Medicina Traslazionale ha scoperto che dosi di paroxetina analoghe a quelle usate normalmente da pazienti che prendono l'antidepressivo, iniettate nei ratti, hanno curato lo scompenso cardiaco di cui soffrivano degli animali. I topi utilizzati per l'esperimento avevano sviluppato un’insufficienza cardiaca a causa di infarto e sono stati divisi in tre gruppi: il primo sottoposto a paroxetina, il secondo a un altro antidepressivo, fluoxetina  e il terzo a terapie beta-bloccanti.

Secondo lo studio pubblicato sulla rivista 'Science Translational Medicine', solo i ratti trattati con paroxetina hanno avuto gli effetti benefici sulla funzionalità cardiaca. Niente miglioramenti invece per gli animali che hanno ricevuto Prozac o i beta-bloccanti. Questo dimostra - per gli studiosi - che l'efficacia del farmaco per l'insufficienza cardiaca non è dovuto alla sua attività antidepressiva legata all’aumento della serotonina, ma all'inibizione di un particolare proteina, il recettore per la Kinasi 2 accopptiato alla proteina G (GRK2), attività posseduta solo da paroxetina.

"Questo studio apre la strada alla messa a punto di nuove terapie per una malattia sinora considerata irreversibile", ha osservato Koch.

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