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Una persona su sette di età compresa tra 18 e 35 anni soffre di pressione alta del sangue o ipertesione. Non sono rassicuranti questi primi dati dello studio I-GAME che sta portando avanti il gruppo dei Giovani Ricercatori della Società Italiana Ipertensione Arteriosa.

Nell’indagine, 2000 giovani, tra i 18 ed i 35 anni, scelti a caso dalle liste dei medici di famiglia, sono stati esaminati approfonditamente con test sofisticati per verificare lo stato della loro pressione. Risultato: Il 14% soffre di ipertensione arteriosa sistolica isolata, cioè un valore della pressione massima superiore a 140 mmHg. Il professor Francesco Prati, Presidente della Fondazione “Centro Lotta contro l’Infarto”, ha lanciato un allarme, rivolto alle mamme che gestiscono la salute dei propri figli. “Attenzione all’alimentazione e al movimento - avverte Prati - L’ipertensione cresce nei giovani di tutto il mondo così come in Italia”.

E nei giovani è un problema ancora maggiore rispetto agli adulti, perché l’ipertensione ha più tempo per danneggiare arterie e cuore, predisponendo a importanti eventi, dall’infarto all’ictus. Senza contare l’impatto sul fisico degli “alleati” dell’ipertensione, dal fumo di sigaretta ai superalcolici, dalla sedentarietà al sovrappeso corporeo. “Sul fronte dello stile di vita e dell’attività fisica continuativa i nuovi dati dello studio NAVIGATOR – spiega il professor Luigi Temporelli, Divisione di Cardiologia Riabilitativa della Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Istituto Scientificohanno dimostrato per la prima volta in modo scientifico che attività fisica, continuativa, oggettivamente misurata, e stile di vita hanno un effetto più potente dei farmaci nella riduzione significativa di diabete ed eventi cardiovascolari quali infarto miocardico non fatale, ictus non fatale, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, rivascolarizzazione arteriosa, o ospedalizzazione per angina instabile, in pazienti con intolleranza glucidica e documentata patologia cardiovascolare, o almeno 1 fattore di rischio cardiovascolare”.

Questo studio ha seguito gli oltre 9000 partecipanti in media per 6 anni e ha valutato la loro attività motoria con pedometro a 12 mesi di distanza. I risultati di questa analisi dimostrano che una relativamente modesta attività motoria (a partire da 2000 passi al giorno) e le sue variazioni in aumento nel corso di 1 anno sono in grado di ridurre del 10% la probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare (ovvero morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale e ictus non fatale). Resta comunque il fatto che in caso di pressione elevata nonostante un cambiamento dello stile di vita sia necessario ricorrere a terapie farmacologiche, fortunatamente disponibili anche come farmaci equivalenti per i quali non è necessario pagare ticket. Un risparmio non indifferente considerando che la terapia va assunta quotidianamente.


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