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Accendere i riflettori sulle infezioni sessualmente trasmissibili con campagne di screening e di sensibilizzazione della pubblica opinione sui rischi per fermarne l’avanzata tra le fasce di popolazione più giovani e le donne in gravidanza. E’ l’appello lanciato dall’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (Amcli) alla luce dei risultati del secondo sistema di sorveglianza sentinella, promosso in collaborazione dal Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità e il Gruppo di lavoro infezioni sessualmente trasmesse dell’Associazione microbiologi clinici italiani.

Dall’analisi emerge che la Chlamydia trachomatis, il Trichomonas vaginalis e Neisseria gonorrhoeae sono i germi patogeni emergenti più diffusi tra i giovani. In particolare la Chlamydia trachomatis colpisce il 3,2% della popolazione in Italia, la Neisseria gonorrhoeae è presente nello 0,5% dei casi, soprattutto nei maschi, e il Trichomonas vaginalis registra una percentuale dello 0,7% con una prevalenza maggiore nelle donne. 

L’indagine è stata effettuata su un campione di 93.403 esami condotti in 134 laboratori di Microbiologia clinica dislocati sul territorio nazionale. L’87,7% degli individui da cui sono stati prelevati i campioni erano donne, il restante 12,3% uomini. L’età media è di 35 anni, con 34 anni per le donne e 37 gli uomini. Il 15% degli individui erano stranieri, di cui il 60,6% provenienti da altri Paesi europei, il 19% dall’Africa, l’11,2% dall’America e il 9,1% da Asia ed Oceania.

Un altro dato rilevante dell’indagine è quello dei soggetti asintomatici che rappresentano quasi il 50% della popolazione infetta. La percentuale risulta maggiore tra le donne, soprattutto in stato di gravidanza. “Le malattie sessualmente trasmissibili rappresentano un problema ormai di rilevanza sociale vista la diffusione nella popolazione – spiega Pierangelo Clerici, presidente Amcli. La riduzione dell’attenzione sui possibili rischi di patologie di questo tipo, dovuta nel tempo al diluirsi dell’impatto mediatico dell’Aids grazie alle terapie che oggi consentono al paziente non più di sopravvivere ma di vivere, ha fatto si che venissero abbandonati quei sistemi di prevenzione che negli anni erano cresciuti, come ad esempio l’utilizzo del preservativo”. Per quanto queste malattie siano curabili con antibiotici – disponibili anche come farmaci equivalenti – la prevenzione resta un caposaldo per evitare possibili conseguenza di queste infezioni.

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