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Il crepacuore, che colpisce 9 volte su 10 le donne, esiste, ha un nome e uccide come l'infarto. Ricercatori dell'Istituto di Cardiologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - Policlinico A. Gemelli di Roma hanno scoperto che la questo misterioso attacco di cuore, noto come sindrome di Takotsubo (oppure cardiomiopatia da stress), non è purtroppo benigna come ritenuto finora, ma può arrivare a tassi di mortalità simili a quelli dei pazienti ricoverati in ospedale per infarto (5%). La scoperta è frutto di uno studio appena pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine che arriva la vigilia della giornata mondiale per il cuore.

Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale e per l'Italia ha coinvolto un gruppo di ricercatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore guidato dal professor Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, e dalla dottoressa Leda Galiuto, professore presso lo stesso Dipartimento. Fra le università e i centri internazionali coinvolti nello studio la Mayo Clinic di Rochester, l'Università di Zurigo e l'Oxford University.

La sindrome si manifesta come un infarto, con sintomi quali dolore al petto o affanno improvviso, si associa ad alterazioni dell'elettrocardiogramma, ma al momento della coronarografia d'urgenza, eseguita nel sospetto di infarto miocardico, le coronarie risultano sorprendentemente normali, senza stenosi (restringimento). Il cuore, però, mostra una alterazione della forma, che diventa a palloncino, a simulare appunto il vaso (tsubo) che usano i giapponesi per raccogliere i polipi (tako). La terapia di questa strana sindrome si basa sull’impiego di farmaci prevalentemente attivi contro lo scompenso cardiaco, che sono tutti disponibili anche come farmaci equivalenti

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