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La Commissione Europea ha pubblicato il documento ‘A Single Market Strategy for Europe - Analysis and Evidence’, che comprende la proposta di concedere a tutta l'industria farmaceutica europea di farmaci generici la possibilità di produrre medicinali ancora protetti dal certificato di protezione complementare purché destinati all’esportazione in paesi in cui il brevetto non esiste o è già scaduto o per lo stoccaggio su scala industriale destinato all'immissione in commercio alla scadenza del brevetto.

A oggi le case europee, a cominciare da quelle italiane che vogliono sviluppare l'export, sono costrette ad affidare la produzione a impianti collocati fuori dall’UE, con le conseguenze immaginabili sul piano occupazionale e sul PIL dei paesi dell’Unione. «Implementare la strategia della Commissione Europea è una misura che potrebbe rilanciare la domanda, aumentare l’occupazione qualificata e rendere sostenibile nel tempo la produzione farmaceutica di tutta Europa, e che non richiede né sovvenzioni né sconti fiscali» ha dichiarato Enrique Häusermann, presidente di AssoGenerici«Mi sembra necessario che l’Italia usi il suo peso all’interno dell’Unione Europea perché questo nuovo schema venga adottato, non soltanto limitatamente a questo aspetto, ma anche per tutta la tematica dei brevetti. Riuscire ad avere una regolazione a livello sovranazionale darebbe certezze a tutto il comparto del farmaco».

Per Adrian van den Hoven, direttore generale dell’European Generic medicines Association, «l’industria europea del farmaco equivalente e del biosimilare potrebbe trovarsi nelle condizioni di creare molti posti di lavoro in più e di aumentare l’accesso dei pazienti a medicinali di alta qualità. Ma perché questo si realizzi l’UE deve adottare rapidamente la strategia delineata nel documento della Commissione». Senza trascurare, conclude Häusermann, «che poter contare su una produzione più basata localmente permetterebbe ai generici di entrare rapidamente in commercio anche nei paesi UE alla scadenza del brevetto, con un ulteriore risparmio per i servizi sanitari che la stessa Commissione ha stimato nel 20% circa della spesa attuale».

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