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Pazienti e aziende farmaceutiche insieme per la concorrenza. Un’alleanza probabilmente inedita in un settore, come quello farmaceutico, dove ai pazienti viene riservato al massimo un ruolo di partner consapevole della scelta terapeutica.

Prezzi, regole, modalità di acquisto e quant’altro riguarda la vita economica e commerciale di un farmaco, con tutte le connessioni che questi elementi hanno con le dinamiche della sostenibilità della spesa sanitaria pubblica, non vedono il paziente come protagonista e attore delle scelte da adottare per coniugare qualità, accessibilità e risparmi.

In questo caso però, un’associazione di pazienti impegnata da anni su diversi fronti di intervento come Donne in Rete e un’associazione industriale come Assogenerici nella sua componente dei farmaci biosimilari (Italian Biosimilar Group) hanno rotto gli indugi e hanno intrapreso una fitta attività di studio per portare sul tavolo dei decisori istituzionali una proposta originale e innovativa per risolvere uno dei nodi del mercato dei biosimilari: quello delle gare di acquisto da parte delle regioni, oggi contraddistinte da regole e prassi estremamente diversificate. Con ripercussioni negative sia per l’accessibilità a questi farmaci sia per la garanzia di libertà prescrittiva dei medici in un’ottica di sostenibilità del sistema di tutela della salute. Attraverso il lavoro di analisi e dialogo con le diverse istituzioni interessate (Parlamento, Governo, Regioni, Aifa, Authority, Industria) e la comunità scientifica, è stata messa a punto una proposta legislativa lineare e praticabile per la regolamentazione delle gare regionali di acquisto dei farmaci biotecnologici a brevetto scaduto, con l’obiettivo primario di garantire l’effettiva concorrenza tra i prodotti originator e biosimilari, mantenendo comunque la libertà di scelta del medico sul farmaco da prescrivere in base alle sue autonome valutazioni cliniche.

Secondo simulazioni statistiche su dati di mercato e sulla base degli indicatori contenuti nei bandi di gare già svolti nelle diverse regioni italiane, si valuta che in un sistema di gare dove la concorrenza sia garantita realmente gli ospedali del SSN potrebbero risparmiare, già oggi, circa 100 milioni l’anno.

Una cifra destinata a salire già a 500 milioni l’anno, nel prossimo futuro quando andranno a scadenza brevettuale numerosi biotecnologici in aree terapeutiche importanti come l’oncologia, la leucemia, il diabete, le malattie autoimmuni. Per questi farmaci il SSN spende ogni anno circa 1,5 miliardi: i risparmi a portata di mano ammontano quindi ad un terzo della spesa.

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