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Gli americani non solo si fidano degli equivalenti, addirittura li preferiscono ai farmaci di marca, con percentuali molto alte.

Gli americani si fidano degli equivalenti, anzi li preferiscono ai farmaci di marca con percentuali quasi da plebiscito. Il dato incrocia del resto da tempo le indicazioni delle autorità sanitarie d'oltreoceano, medici di base inclusi, e contiene anche implicazioni sulla qualità del trattamento farmacologico.

La recente analisi in proposito dell'agenzia The Harris Poll ha fatto leva su un sondaggio dello scorso agosto su oltre 2200 pazienti adulti. Più di un terzo dichiara di preferire i farmaci generici rispetto ai brand, e il 30% dice di volerli scegliere “in tutti i casi”, indipendentemente dal settore, patologia e costo. Tra gli altri dati interessanti emerge che il gradimento per gli equivalenti sale ulteriormente in relazione all'età: i più favorevoli sono proprio i consumatori più esperti.

Il crescente successo del generico negli Stati Uniti si accompagna a una sempre più netta presa di coscienza tra tutti gli stakeholders del settore, praticamente senza eccezioni. Di recente perfino l'American College of Physicians, la più corposa associazione americana di medici specialisti, ha lanciato un appello ai colleghi a “prescrivere gli equivalenti ogni volta che è possibile”, riconoscendone l'identica efficacia e sicurezza terapeutica, oltre che il rilevante risparmio.

Quest'ultimo aspetto si rivela a sua volta cruciale per determinare la qualità del trattamento. Un’estesa ricerca della fondazione Commonwealth Fund ha confrontato gli aspetti assicurativi della sanità americana con la qualità delle cure. L’analisi è complessa, con dettagli finanziari che a noi dicono poco, per il funzionamento ben distante della copertura sanitaria italiana. Il dato di fondo vale comunque anche qui: il nodo dei costi risulta determinante sulle scelte terapeutiche individuali. Ad alti costi tende a seguire una scarsa aderenza alle prescrizioni farmacologiche, con tutto quel che ne consegue per la salute.

Qualità degli equivalenti, bassi costi, appropriatezza terapeutica: la correlazione, negli Stati Uniti, è oramai riconosciuta come fatto consolidato.

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