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I farmaci equivalenti festeggiano i vent’anni di vita in Italia: speranze, conquiste e cospicui risparmi per i pazienti, tuttavia limitati da “resistenze anzitutto culturali”, come ha ricordato nei giorni scorsi al Tg2 il presidente di Assogenerici, Enrique Häusermann.

Nei miei confronti continua una guerriglia di bassa intensità: di me si parla abbastanza spesso (faccio risparmiare montagne di euri) ma raramente in termini lusinghieri come meriterei ”. Scrive così, in prima persona, Andrea Gazzaniga, ordinario alla Facoltà di Scienze del Farmaco all’Università di Milano. La prima persona è però una metafora, in quanto il soggetto è il Farmaco Generico, al quale dedica nell’edizione cartacea del Notiziario Chimico Farmaceutico (Ncf) un caloroso “ Buon Compleanno”, con un’ampia e colorita ricostruzione dei suoi vent’anni di vita in Italia, tra speranze, conquiste e cospicui risparmi per i pazienti, tuttavia limitati da “resistenze anzitutto culturali”, come ha ricordato nei giorni scorsi al Tg2 il presidente di Assogenerici, Enrique Häusermann.

Ci sono ancora “ leggende metropolitane legate, per esempio, al fatto che potessi contenere meno principio attivo rispetto al Medicinale Originatore a cui devo necessariamente far riferimento ”, nota Gazzaniga, puntando il dito anche verso “ un'informazione non particolarmente curata, talvolta accompagnata da una ben orchestrata disinformazione”. In effetti, negli archivi dei giornali “mainstream” ci sono decine di titoli che raccontano un “flop” del mercato del settore, notando ad esempio come la percentuale dei generici sia ancora solo al 20%, ai livelli della Romania, ben lontano dal 60% rilevato in altri paesi europei quali Germania e Regno Unito. Sotto quei titoli, va detto, gli articoli non mancano di ricordare, oltre agli enormi risparmi, la piena e monitorata equivalenza nell’efficacia e sicurezza terapeutica non senza riportare, però, un commento che rilancia spesso il seme di immotivati “dubbi”.

La dimensione del risparmio potenziale per i cittadini è, nell’istantanea aggiornata mensilmente dal “Salvadanaio” di Assogenerici, impressionante, con tutto quel che dovrebbe suggerire dinanzi ai crescenti costi sanitari, pubblici e privati. Se tutti passassimo all’equivalente, risparmieremmo ogni giorno oltre due milioni e mezzo di euro, con proiezioni sull’anno che sfiorano il miliardo. Più realisticamente, da uno studio realizzato lo scorso anno da Nomisma, tale cifra potrebbe raggiungersi e superarsi nell’arco di cinque anni se solo ci allineassimo alle medie europee.

E allora, perché questi numeri in Italia? Il nodo è che qui da noi, sottolinea ancora Häusermann, “ non si sono mai adottati meccanismi incentivanti per far prescrivere e dispensare il generico al medico e al farmacista, come successo ad esempio in Germania già negli anni 80 ”. E, a proposito di resistenze culturali, solo un dato: i farmaci equivalenti venduti in Italia sono gli stessi che vengono venduti nei paesi in cui fanno i grandi numeri. E su questo Häusermann è chiaro: “ se il dottore non prescrive e non ha fiducia in questi prodotti è difficile che poi il paziente li vada a chiedere al farmacista”.

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) si è chiaramente espressa a sostegno dei generici, anche con una chiara “guida”, aggiornata lo scorso dicembre, che certifica la loro assoluta bioequivalenza. Ma, come ha rimarcato nei giorni scorsi ai microfoni di Radio3 Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri “sesi dissemina l'idea che questi farmaci possano essere meno attivi degli altri, è chiaro che si scoraggiano i pazienti”. È un fenomeno tipicamente italiano, negli altri paesi europei la propaganda non regge”.

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