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C’è uno spartiacque sul nodo dei conti pubblici e sull’intera economia europea: il 2008, l’autunno della grande crisi. Esiste un prima e un dopo e, se c’è un settore che più di ogni altro fotografa quello stravolgimento, è proprio quello della Sanità.

C’è uno spartiacque sul nodo dei conti pubblici e sull’intera economia europea: il 2008, l’autunno della grande crisi. Esiste un prima e un dopo e, se c’è un settore che più di ogni altro fotografa quello stravolgimento, è proprio quello della Sanità. Lo ha analizzato efficacemente Il Sole 24 Ore, identificando sulla base dei dati nazionali e internazionali le variabili che hanno condotto a un’escalation dei costi negli anni precedenti, e a una drastica compressione in quelli successivi.

La crescita della spesa sanitaria pubblica in Eurolandia tra il 2000 e il 2008 è stata del +5,2% annuo: notevole, seppur inferiore al +8,2% degli Stati Uniti. Altrettanto impressionante è la discrepanza territoriale. L’impennata maggiore è stata rilevata soprattutto in paesi poi incorsi in gravi problemi finanziari, a iniziare da Grecia e Irlanda, con balzi superiori al 9%. Oltre la media anche l’Italia che si attestava oltre il 6%. La più parsimoniosa di tutti era stata la Germania con il suo incremento contenuto sotto il 3%.

L'invecchiamento della popolazione non basta a giustificare tali balzi, e neppure l'apparizione di costosi medicinali di marca visto che l'incremento della spesa farmaceutica è stato inferiore a tale media. Lo stesso vale per i redditi da lavoro, cresciuti in diversi paesi, ma globalmente di meno. Il vero balzo è stato sui consumi intermedi e soprattutto, si noti, sui “servizi non sanitari”, quali pulizia, forniture energetiche e pasti.

In altre parole, la Sanità ha contribuito all'aggravamento dei costi pubblici per colpe primariamente non sue. Il nodo è perlopiù organizzativo e il quotidiano punta il dito anche su uno degli aspetti meno contestati della struttura contemporanea: il “decentramento” che, specie in Italia e Spagna, “produrrebbe un eccesso di capacità produttiva e favorirebbe la diffusione di comportamenti poco virtuosi” come riporta l’autore dell’articolo citando uno studio dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economico).

Poi è arrivato il trauma del 2008. Alcuni paesi, Germania in primis, hanno reagito aumentando la spesa sanitaria. Altri sono stati drammaticamente costretti a tagliare: -0,5% annuo in Italia tra il 2009 e il 2013, addirittura -13,1% in Grecia. L'abbattimento ha riguardato soprattutto le spese per la prevenzione che, tuttavia, è risaputo essere fondamentale per la riduzione dei costi sanitari aggiuntivi per il futuro.

Ma a essere decisivo per il contenimento dei deficit sanitari è stato anzitutto un altro fattore, nota il giornale: “ la promozione dei farmaci generici”. In Italia ha consentito di mantenere i livelli di servizio, e nella virtuosa Germania e in altri paesi dove gli equivalenti sono prescritti più massicciamente, di ampliarlo.

Per approfondire l'argomento: 

http://ec.europa.eu/health/reports/docs/health_glance_2014_en.pdf

 

http://www.oecd.org/publications/fiscal-sustainability-of-health-systems-9789264233386-en.htm

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