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Secondo l’ultimo rapporto in proposito di Assobiomedica, in Italia sono addirittura 6400 le apparecchiature diagnostiche obsolete e il 76% dei sistemi radiografici risultano datati più di dieci anni.

Scricchiolii sinistri di un pezzo del nostro welfare che continuiamo a chiamare universalistico ma che è già diventato selettivo. A discapito dei più deboli ”. Così sentenzia La Stampa, rilanciando (con pochi altri) l’allarme suonato nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti sui bilanci sanitari. Quelli pubblici come quelli delle famiglie. Quei conti non tornano, perché il rosso tinge ambedue le sfere, e al contempo le strutture si rivelano sempre meno capaci di aggiornare le proprie dotazioni tecniche.

Secondo l’ultimo rapporto in proposito di Assobiomedica, in Italia sono addirittura 6400 le apparecchiature diagnostiche obsolete e il 76% dei sistemi radiografici risultano datati più di dieci anni. Le ragioni sono molteplici, altrettante le ricette dibattute per porne rimedio, ma il dato di base è che, allo stato, mancano i denari, oggi più che mai, con l’aggravante di una popolazione che invecchia e incrementa la domanda sanitaria.

La Corte documenta infatti per il 2015 un rosso nei conti sanitari da un miliardo di euro, dopo anni di tenuta. Ancor più severo il monito dell’Agenzia Italiana del Farmaco, che stima a un miliardo e 700 milioni lo sforamento della spesa farmaceutica ospedaliera.

E’ dunque il farmaco la variabile che emerge a principale determinante. I ticket sono costati globalmente 2857 milioni alle famiglie. La cifra è considerevole, ma non rappresenta un incremento rispetto al 2014 per quel che riguarda le prestazioni specialistiche e di pronto soccorso, che hanno anzi segnato un calo del 3,1%. Ad aumentare, dell’1,3%, sono stati proprio i ticket per l’acquisto di medicinali.

Il dato può rivelare alcuni aspetti positivi, quali una sanità più “territorializzata” e gradualmente meno vincolata alle strutture, ma segnala comunque l’urgenza di una maggior efficienza nella spesa farmaceutica: “Risparmiare ricorrendo ai farmaci generici”, suggerisce La Stampa, sulla scia del resto delle sempre più assidue raccomandazioni dell’Aifa – anzitutto agli ospedali. Se non si agisce in fretta si compromette la Sanità, avverte la magistratura contabile, favorendo “ lo spostamento dal Servizio Sanitario Nazionale verso strutture sanitarie private, minando la stessa possibilità di garantire livelli di assistenza adeguati ”.

 

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