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La differenza tra salute e malattia è spesso determinata non dall’entità degli stimoli esterni ma dalla nostra capacità di sostenerli. Ebbene, tale capacità, secondo quanto dimostrato da una ricerca anglo-americana, dimora tutta nel cervello.

Siamo tutti “stressati”, chi più e chi meno. Ma il “più” e il “meno” fanno la differenza tra la patologia e la salute. Quella differenza è peraltro spesso determinata non dall’entità degli stimoli esterni ma dalla nostra capacità di sostenerli. Ebbene, tale capacità, secondo quanto dimostrato da una ricerca anglo-americana, dimora tutta nel cervello.

La ricerca, pubblicata sull’elvetica “Frontiers in Neural Circuits”, è stata condotta su modelli animali (topi), messi appunto sotto eguale pressione, monitorandone le attività cerebrali. Sono emersi due aspetti, entrambi in misura piuttosto eclatante.

Il primo è che gli animali che “si arrendono” sono quelli che riducono in modo consistente l’attività cerebrale allo stimolo dello stress. Sotto pressione “ si pensa di meno”. Si azzera il cervello, incluse le facoltà di apprendimento e memoria, anziché attivarlo, e lo si fa ad apparente scopo difensivo. Il secondo è che tali topini “perdenti” tendono a palesare un comportamento uniforme, stereotipato benché “anormale”, simile a quello degli altri. Ci si chiude a riccio, con modalità del tutto analoghe. I “vincenti” sono invece quelli che riescono a elaborare risposte più “originali”, alla ricerca di risposte creative allo stress.

Tali esiti possono suonarci quasi scontati, ma la realtà è che le sindromi depressive abbisognano di tali approfondimenti per migliorare le possibilità di cura, psicologiche e farmacologiche, sia nella comprensione delle nostre reazioni nei diversi settori cerebrali che nei possibili rimedi.

Non è un tema da poco, in ambito medico e non solo. Il trattamento della depressione costa agli americani circa 300 miliardi di dollari l’anno. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon l’ha definita l’anno scorso una “crisi globale”. In Italia il consumo di antidepressivi è aumentato di quasi il 5% negli ultimi dieci anni, coinvolgendo oltre 7 milioni di persone. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità è la principale causa globale di disabilità. Per l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha un costo stimato al 4% del Pil. E’ tempo di occuparcene, seriamente, partendo dalla nostra testa.

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