MENU
422 milioni di adulti soffrono di qualche forma di diabete. Nel 1980 erano quattro volte di meno, e percentualmente la metà rispetto alla più esigua popolazione dell'epoca.

422 milioni di adulti soffrono di qualche forma di diabete, oltre l'8% degli esseri umani, secondo le ultime stime relative al 2014. Nel 1980 erano quattro volte di meno, e percentualmente la metà rispetto alla più esigua popolazione dell'epoca. I dati sono stati forniti nei giorni scorsi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità consacrando perciò alla malattia la sua ultima “Giornata Mondiale” in concomitanza col proprio “compleanno” (l'Oms fu fondata il 7 aprile 1948).

 

L'allarme si alimenta inoltre nella previsione del raddoppio di tali cifre nell'arco di vent'anni. In molti casi la patologia è gestibile, ma spesso conduce a complicanze fatali, dall'infarto all'ictus, dalla cecità ai problemi al fegato. Nel 2012 sono morte di diabete un milione e mezzo si persone, quasi la metà prematuramente, sotto i 70 anni. Preoccupante anche l'evoluzione dell'età dei pazienti: un tempo erano quasi esclusivamente gli adulti, ora colpisce sempre di più anche i bambini.

 

Per arginare la piaga servirebbero alcune misure fondamentali. L'Oms indica anzitutto “l'uso di un piccolo campionario di farmaci generici”, e nota che solo un paese al mondo su tre dispone di medicinali adeguati. Cruciale poi una tempestiva diagnosi e l'educazione del paziente alla cura. Soprattutto, è essenziale la prevenzione, con due indicazioni prioritarie: praticare l'attività fisica ed evitare il sovrappeso.

Su questo spunta il caso delle Isole Samoa. Come documenta la rivista Lancet, laggiù, nel cuore del Pacifico, la percentuale dei malati di diabete ha raggiunto il record del 30% della popolazione. La spiegazione salta agli occhi: in tali isole l'indice medio di massa corporea è ai vertici mondiali.

Il dato però segnala anche qualcos'altro, ossia che non si tratta più della “malattia dei ricchi”, è anzi nei paesi in via di sviluppo che si rivolgono ora le maggiori preoccupazioni. Gli imputati principali sono la sedentarizzazione dell'esistenza e soprattutto la cosiddetta “transizione nutritiva”, in un pianeta in cui gli obesi hanno oramai superato i denutriti: nel mirino dei ricercatori di Samoa, in particolare, il dilagare dei fritti, con l'ausilio di oli scadenti importati a basso costo. La miglior ricetta per la lotta al diabete rimane quella, il ritorno a una sana alimentazione.

Articoli Correlati

x