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I farmaci ci sono, ma non si usano ancora abbastanza. E sono, di solito, proprio i generici.

Ci sono i grandi temi nella Sanità, i nodi organizzativi, gli oneri lavorativi, gli errori, i costi, le carenze strutturali, una territorializzazione incompiuta e altro, ma quando a mancare è lo strumento di base, ossia il farmaco, lo scandalo è imperdonabile, e fa evaporare tutto il resto. Sempre più si mobilitano su questo le associazioni dei pazienti e dei consumatori, perché la salute è un diritto, non un’opzione commerciale.

Denunce sacrosante, apprezzate anche dal mondo degli equivalenti. “E’ ormai una costante della sanità italiana e non dovrebbe sorprendere più nessuno”, incalza il presidentedi AssoGenerici Enrique Häusermann, sulla scia di un nuovo articolo in proposito – su Repubblica - che prende spunto dagli ultimi dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), risalenti ad alcune settimane fa: i prodotti introvabili sono circa 1200, formando un elenco di 97 pagine.

Non è un problema soltanto nazionale, intendiamoci. Perfino negli Stati Uniti, sede e mercato primario di imponenti multinazionali farmaceutiche, la carenza di medicinali al Pronto Soccorso è aumentata del 373% dal 2008 al 2014. La lacuna è gravissima e dilagante, mobilitando infiniti rimpalli di responsabilità circa le carenze e colpe sul lato produttivo, distributivo, normativo e finanziario.

La specificità italiana sta nel fatto che la diagnosi non richiede invece tutte quelle disquisizioni. Il dato è semplice. I farmaci ci sono, ma non si usano ancora abbastanza. E sono proprio i generici. Per 7 dei 13 principi attivi citati come mancanti nell’articolo di Repubblica il medicinale equivalente esiste, prodotto da almeno due case differenti. Il problema è che viene prescritto relativamente poco, specie dalle strutture ospedaliere, ancora largamente ancorate, a differenza degli altri paesi avanzati, al medicinale di marca.

Perché? “Resistenze culturali”, spiega Häusermann, citando anche il professor Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri (e già presidente della Commissione Ricerca e Sviluppo dell’Aifa), che in proposito lamenta “l’assenza di una politica culturale coerente e adeguata”. E ci sono naturalmente anche gli interessi avversi al cambio di rotta. In ogni caso la vittima è infine il paziente, come documenta anche una ricerca statunitense, per le pesanti conseguenze sull’aderenza terapeutica. Si arriva “ alla non terapia, accompagnata da peregrinazioni da una farmacia all’altra ”, nota ancora il leader di AssoGenerici, fatto “non plausibile per un paese al vertice delle classifiche per l’assistenza sanitaria”.

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