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Da quest’anno, in questo mese - il 22 aprile, in espressa corrispondenza con la data di nascita di Rita Levi Montalcini - c’è in Italia una nuova ricorrenza, e avrà risvolti più concreti di una pur bella e significativa mimosa: visite mediche gratuite.

Donne! E’ arrivato l’arrotino e l’ombrellaio!”. Capita ancora di sentirlo dai megafoni piazzati sulle automobili di qualche città italiana, Roma inclusa, dopo quasi un secolo. Suscitando qualche fastidio, curiosità, folklore, e anche legittime obiezioni femminili. Donne che stanno a casa, portatrici esclusive degli oneri domestici, da consolare con la festa dell’8 marzo. Lo strillone resiste, ma c’è una novità. Da quest’anno, in questo mese - il 22 aprile, in espressa corrispondenza con la data di nascita di Rita Levi Montalcini - c’è in Italia una nuova ricorrenza, e avrà risvolti più concreti di una pur bella e significativa mimosa: visite mediche gratuite.

La prima Giornata Nazionale Nazionale della Salute della Donna, istituita con una direttiva ministeriale il giugno scorso, avrà come epicentro un evento capitolino che “circonderà” la ministra Beatrice Lorenzin con una decina di tavoli di lavori che includeranno decine di associazioni e società scientifiche inclusa la fondazione promotrice, Atena Onlus.

Il clou però è stavolta nel territorio. Centinaia di ospedali apriranno le porte, non per un giorno ma per una settimana (fino al 28 aprile) con visite, servizi clinici e informativi gratuiti alle donne, con riferimento, specifica l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda), a dodici aree specialistiche: diabetologia, dietologia e nutrizione, endocrinologia, ginecologia e ostetricia, malattie e disturbi dell’apparato cardio-vascolare, malattie metaboliche dell’osso, medicina della riproduzione, neurologia, oncologia, reumatologia, senologia, violenza sulla donna.

Più accesso alle cure, più informazione, progresso della medicina di genere”, gli obiettivi annunciati da Francesca Merzagora, presidente di Onda, citando ben 248 ospedali identificati (e rintracciabili sull’apposito sito) previa l’assegnazione del “Bollino Rosa”, riconosciuto anche dal governo, in ragione della loro comprovata attenzione alle specifiche esigenze dell’utenza femminile.

La “medicina di genere” non è un’ideologia femminista. E’ una necessità riconosciuta dalla ricerca medica italiana, ma reclama un seguito concreto. La “Giornata” stavolta lo è.

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