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Un dossier di Cittadinanzattiva ha identificato addirittura 104 capitoli di spreco, andando poi alla ricerca delle cause, in base alla percezione dei cittadini.

Tra disamine e dibattiti si propaga ancora l'eco suscitata il mese scorso dall'ottimo lavoro di Cittadinanzattiva, che ha messo le mani tra gli sprechi nella Sanità, con un corposo rapporto accompagnato – altro dato meritorio – da una sottolineatura (e premiazione) delle “buone pratiche”.

Ricapitolando: il dossier ha identificato addirittura 104 capitoli di spreco, identificandone poi le cause, in base alla percezione dei cittadini. A “trionfare” (raggiungendo quasi la metà dei casi segnalati) è il mancato o scarso utilizzo di dotazioni strumentali e strutture sanitarie, seguito dai difetti di efficienza nell'erogazione di servizi e prestazioni e, in subordine, dalla cattiva gestione delle risorse umane. Il tutto a scapito anzitutto della qualità della cura, ma anche del tempo perso dai pazienti e della loro insicurezza circa il diritto fondamentale all'assistenza.

Non si tratta di sparare nel mucchio ma di agire sulle cause”, incalza dunque Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. L'associazione identifica ben 34 di tali azioni, per una sanità “ ammodernata con il paziente al centro”, capace di dare rapida attuazione alle decisioni assunte da Stato e Regioni, dotata di una strategia per l'assistenza territoriale e per il dimensionamento delle strumentazioni sanitarie sulla base anche di un'adeguata banca dati, e naturalmente ispirata alla “trasparenza, alla promozione del merito e al contrasto a fenomeni di illegalità e corruttivi”.

È quindi lungo l'elenco delle cose da fare, e coinvolge anche l'ambito farmaceutico. “ Non si risparmia con tetti prefissati di spesa, ma con gare ben fatte”, ha spiegato il vicepresidente di Assogenerici Stefano Collatina a un convegno ad hoc a Cremona. Il dato di fondo è che la prescrizione di farmaci equivalenti da parte delle strutture ospedaliere italiane è ancora ai minimi europei. Gli italiani spendono ogni giorno 2 milioni e mezzo di euro in più nello scegliere “la marca”, nonostante le rassicurazioni dell'Aifa sulla piena equivalenza nell'efficacia e sicurezza terapeutica. È questo uno dei più onerosi “sprechi”, monitorati mensilmente dal “Salvadanaio” dell'associazione.

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