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La pillola anticoncezionale è utilizzata quotidianamente da circa 100 milioni di donne nel mondo, ma con gravi disparità tra Continenti in funzione del reddito. Le differenze penetrano anche all’interno dell’Europa e del nostro stesso paese.

La pillola anticoncezionale è utilizzata quotidianamente da circa 100 milioni di donne nel mondo, ma con gravi disparità tra Continenti in funzione del reddito. Le differenze penetrano anche all’interno dell’Europa e del nostro stesso Paese. A fare il punto e a ricondurre, di nuovo, al problema dei costi è un’articolata indagine della Società Italiana della Contraccezione (Sic), associazione di medici e ricercatori fondata nel 2004 con obiettivi di ricerca ed educazione in materia.

Ebbene, l’Italia è in fondo all’elenco europeo. Il contraccettivo orale è assunto solo dal 16,2% delle donne tra 15 e 44 anni, mentre la media continentale è al 21%. La utilizzano di meno solo in Spagna, Polonia, Slovacchia e Grecia. Nette le discrepanze anche nella penisola: al Nord Italia si supera la media europea, in Sardegna si arriva addirittura al 30,3%, mentre è netto il calo al Centro-Sud, fino al 7,2% della Campania.

A leggere tale geografia si potrebbe pensare a determinanti culturali o religiose. Qualche incidenza è plausibile, ma c’è dell’altro. C’è ad esempio un nodo legato all’informazione sulle controindicazioni. Secondo la Sic, la pillola è ancora “ vittima di falsi miti: riduce il desiderio sessuale, promuove l'aumento di peso, non è adatto alle giovanissime”.

Il tema serio è, semmai, quello della possibilità di esporre la donna ad aumentati rischi di tromboembolia venosa, ma anche l’Aifa li valuta “bassi”, e legati alla dose e al tipo di estrogeno e progestinico presenti nel prodotto. Cruciale, spiega la Sic, una valutazione sul fatto che la donna “non sia predisposta, abbia una storia familiare di trombosi o soffra di malattie di coagulazione; in questi casi la pillola e anche gli a contraccettivi ormonali non sono indicati”. Negli altri casi, si tratta solo di scegliere il prodotto giusto.

D’altronde, i suoi benefici anche “come efficace soluzione per controllare irregolarità e dolori mestruali” sono ampiamente riconosciuti, secondo una precedente indagine dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna. Essa viene richiamata dalla stessa Sic proprio per sottolineare il nodo dei costi. Per una donna su cinque il suo acquisto rappresenta un problema economico, tanto da dichiararsi favorevole per il 94% (in particolare tra le giovani) al passaggio al generico, che costa circa il 20% in meno. La rinuncia alla contraccezione può avere fondate motivazioni, ma quella del prezzo costituisce un’ingiustizia.

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