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I farmaci generici sono pienamente equivalenti, per efficacia e sicurezza terapeutica, ai medicinali di marca anche per la cura dell'epatite C.

Arriva una conferma, che per la verità è l'ennesima. I farmaci generici sono pienamente equivalenti, per efficacia e sicurezza terapeutica, ai medicinali di marca anche per la cura dell'epatite C, e il loro costo molto più basso consentirebbe virtualmente la cura dell'intera popolazione mondiale. La novità è nell'ampiezza dell'ultima ricerca che l'ha documentato, l'autorevolezza della platea a cui è stata sottoposta, e la coda di nette prese di posizione conseguenti da parte dei vertici scientifici mondiali.

Il riscontro arriva dal Congresso Internazionale sul Fegato, l'assise annuale (tenutasi stavolta a Barcellona) dell'European Association for the Study of the Liver (EASL). La corposa indagine è stata condotta dall’accademia australiana, ma ha coinvolto pazienti anche di Stati Uniti, Canada, Europa, Sudest asiatico e Africa. L'equivalenza tra generici e “griffati” è stata riscontrata sugli antivirali diretti (“DAAs”) per il trattamento dell'HCV, il virus dell'epatite C, identificato nel 1989. Solo che i primi arrivano a costare in alcuni paesi addirittura meno dell’1% dei secondi.

Nel dettaglio, i pazienti sono stati monitorati prima, durante e dopo il trattamento, a 4 e 12 settimane dalla fine della terapia. Ebbene, sono stati rilevati tassi virologici vicini al 100%, con punte massime nell’uso congiunto di sofosbuvir e daclatasvir.

Riscontri del tutto convincenti, che hanno innescato qualche discussione anche nel nostro paese, tanto da indurre il Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Luca Pani, a ricordare che il generico per l’epatite C non può esserci al momento in Italia, in quanto “ facciamo parte del Patent Cooperation Treaty”. Bisogna aspettare la scadenza delle licenze. Il che, a margine, spazza via anche i residui spauracchi lanciati qua e là sui social media circa la possibile presenza di prodotti “made in India” o in altri paesi emergenti tra gli equivalenti in farmacia.

Nondimeno il sasso è lanciato, rimbalzando ai massimi livelli. “Terapie equivalenti come quella per l'epatite C potrebbero avere implicazioni enormi in tutto il mondo”, commenta il leader dell’EASL Laurent Castera. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stima fino a 150 milioni le persone con HCV e a 700mila i decessi l’anno, ribadisce che “ gli equivalenti hanno il potenziale di ridurre in modo drammatico le morti causate da epatite C ”.

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