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Da un’ampia indagine sulle emicranie è emersa una correlazione con i rischi di malattie cardiovascolari, inclusi l’ictus e l’infarto.

Le “cavie” sono state le infermiere, e non è certo la prima volta. Da un’ampia indagine sulle loro emicranie è emersa una correlazione con i rischi di malattie cardiovascolari, inclusi l’ictus e l’infarto. Sappiamo ancora relativamente poco dell’emicrania, e meno ancora dei possibili ulteriori risvolti patologici. Tuttavia una ricerca negli Stati Uniti aiuta quantomeno a identificare fattori e categorie a rischio, utili alla prevenzione e alla ricerca.

Pubblicata sul British Medical Journal, è stata condotta in collaborazione tra le università di Berlino e Harvard, rielaborando e approfondendo i dati di un precedente “censimento” sulla salute di oltre 114mila operatrici americane tra i 25 e i 42 anni, seguite tra il 1989 e il 2011. Tutte erano in buona salute all’inizio dell’osservazione, ovvero senza patologie cardiovascolari o sintomi anginosi. Al contempo molte infermiere, il 15,2% del campione, risultava affatto da emicrania.

In tale lasso di tempo si sono poi verificati 1329 eventi cardiovascolari maggiori (quali l’ictus e l’infarto del miocardio), mortali in 223 casi. Ed è emersa una chiara associazione statistica con l’emicrania, che aumenterebbe il rischio di patologie cardiovascolari del 50%. Scomponendo tra le varie patologie, la maggiorazione è inferiore sull’infarto (39%), ben superiore sull’ictus (62%) e ancor di più per l’angina/procedure di rivascolarizzazione coronarica (73%). Tendenze che si confermano anche sulla mortalità cardiovascolare, incrementata del 37% tre le infermiere soggette a emicrania.

A ulteriore conferma della solidità di tali tendenze, esse si confermano anche nelle scomposizioni tra vari sottogruppi, in base all’età, all’abitudine al fumo, alla presenza o meno di ipertensione, all’eventuale utilizzo di contraccettivi orali. La correlazione tra emicrania e patologia cardiovascolare si riproduce ovunque.

L’indagine del resto non distingue tra le diverse forme di emicrania, né chiarisce i rapporti di causa ed effetto. Altre ricerche avevano rilevato un nesso tra emicrania e ictus, ma sulle spiegazioni siamo ancora all’ambito delle ipotesi. Nondimeno il segnale qui emerge lampante: l’emicrania va curata e trattata anche per la sua natura di fattore di rischio cardiovascolare. Tenendo inoltre conto di un ulteriore fattore: essa colpisce le donne almeno tre volte in più rispetto agli uomini.

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