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Tra un bimbo e l’altro le esigenze psico-fisiche di riposo divergono (rispetto al passato si riconosce dagli esperti un po’ più di “flessibilità” in relazione alle esigenze psico-fisiche del singolo), ma alcuni paletti vanno rispettati.

Tutto questo vale anche per noi”, precisa subito il presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Giampiero Chiamenti. Non è che ci si debba incollare sempre a quel che “dicono gli americani”, ma sul tema del sonno le ultime “linee guida” dell’American Academy of Sleep Medicine paiono sacrosante. “Sono, in crescita i lavori che documentano l’importanza del sonno rispetto anche allo sviluppo mentale dei bambini”, ricorda Chiamenti, accogliendone le “indicazioni precise”, anche “per le nostre famiglie”.

Ebbene, tra un bimbo e l’altro le esigenze psico-fisiche di riposo divergono (rispetto al passato si riconosce dagli esperti un po’ più di “flessibilità” in relazione alle esigenze psico-fisiche del singolo), ma alcuni paletti vanno rispettati. Sono questi: fino al primo anno di vita bisogna dormire tra le 12 e le 16 ore al giorno, inclusi i sonnellini; al secondo da 11 e 14; da 3 a 5 anni il sonno può ridursi dalle 10 alle 13 ore; dai 6 anni, quando il riposino pomeridiano viene ritenuto non più necessario, si va dalle 9 alle 12 ore, fino all’adolescenza dei 12 anni; poi, fino alla maggior età, si scende dalle 8 alle 10.

Quando non si rispettano tali paletti il danno può essere multiplo. Naturalmente c’è il disagio psicologico e comportamentale, con connesse difficoltà di memoria e apprendimento. “L’apnea del sonno è associata a uno scarso rendimento scolastico, iperattività e sbalzi di umore”, spiega il professor Stuart F. Chan, curatore delle nuove direttive. Ma i danni possono andare oltre, coinvolgendo problemi fisiologici. “ Nei casi più gravi anche a disturbi cardiaci”, spiega Chan.

Non è un guaio da poco, né di pochi. Negli Stati Uniti soffre di insonnia un adolescente su quattro e un bambino su tre. “ Le cause sono molteplici, ma ruotano intorno a dinamiche familiari, questioni sociali e, nel caso dei ragazzi, agli orari di inizio della scuola”, aggiunge l’esperto di Boston.

Per affrontarle bisogna valutare le situazioni specifiche e i contesti di ciascuno, ma qualche indicazione di base andrebbe osservata da tutti. Mai permettere l’accesso di televisioni, telefoni cellulari, tablet o altri dispositivi elettronici in camera da letto, anche per l’emissione di luce che ritarda l’addormentamento. Non sovraccaricare i bambini di eccessive attività sociali ed extrascolastiche. Mantenere orari tendenzialmente regolari del sonno, anche durante i fine settimana e le vacanze. Magari non basta ma aiuta. Non necessariamente i genitori, ma i bimbi sì.

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