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Una ricerca della Fondazione Santa Lucia documenta come i livelli di un amminoacido solforato, l’omocisteina, incidano in modo rilevante tanto sul successo della riabilitazione quanto sulla prevenzione di gravi patologie.

Quando facciamo le analisi del sangue ci sono un po’ di valori che guardiamo con apprensione, senza però sapere che “quelli che contano” sono spesso altri. Ci concentriamo ad esempio sul colesterolo o la transaminasi, quando magari la verità importante sta altrove, benché negletta sovente dai medici stessi. Una ricerca della Fondazione Santa Lucia documenta come i livelli di un amminoacido solforato, l’omocisteina, incidano in modo rilevante tanto sul successo della riabilitazione quanto sulla prevenzione di gravi patologie, da quelle cardiovascolari al decadimento mentale, fino alle malformazioni fetali.

L’indagine, pubblicata sull’influente rivista “Medicine”, è stata focalizzata su 135 pazienti in riabilitazione a seguito di un’amputazione, in larga parte di un arto inferiore a causa di patologia vascolare, gli altri in ragione di traumi o tumori. E’ emerso anzitutto che i pazienti nella prima categoria avevano valori di omocisteina superiori.

Inoltre, è stato constatato che soggetti in riabilitazione con valori di omocisteina normali hanno alla fine raggiunto livelli superiori di recupero funzionale, dimostrando così la correlazione con le potenzialità riabilitative. Sono esiti rilevanti e lampanti, che colmano una lacuna rilevata già oltre vent’anni fa dal British Medical Journal, tra gli altri, circa il ruolo decisivo dei livelli di omocisteina.

Curiosità a margine: la stessa celebrata rivista britannica ha pubblicato proprio in questi giorni uno studio che rovescia completamente le convinzioni pregresse sul colesterolo alto, che non sarebbe un fattore di rischio di malattie cardiovascolari per le persone sopra i 60 anni, sicché le terapie a base di statine sarebbero inutili. Addirittura, emergerebbe che chi ha il colesterolo alto vivrebbe altrettanto se non più degli altri. Molti contestano, ma il sasso è lanciato.

Tornando all’omocisteina e alle nuove certezze in proposito, c’è un’ulteriore esito della ricerca della Fondazione Santa Lucia che desta sensazione. Si tratta del fatto che pochissimi la includono negli esami del sangue. Tra i pazienti che avevano subito amputazioni per motivi vascolari (l’ambito qui più rilevante) solo il 7% era stato sottoposto a controllo sull’omocisteina prima del ricovero nella Fondazione, nota il medico fisiatra Stefano Brunelli. Eppure, nota, “è un esame poco costoso e che consentirebbe d’impostare per tempo una terapia farmacologica”.

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