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Si chiama inositolo, il suo battesimo quale “molecola della fertilità” è uscito da un recente congresso che ha riunito a Firenze ginecologi e pediatri di tutto il mondo. E' in tale sede che sono stati documentati i suoi benefici contro la sindrome dell'ovaio policistico.

Si chiama inositolo, il suo battesimo quale “molecola della fertilità” è uscito da un recente congresso che ha riunito a Firenze ginecologi e pediatri di tutto il mondo. E' in tale sede che sono stati documentati i suoi benefici contro la sindrome dell'ovaio policistico (Pcos), una complessa patologia che colpisce fino al 10% delle donne in età riproduttiva, rappresentando la causa principale della loro impossibilità di concepire tramite l'innesco di diverse alterazioni endocrinologiche e metaboliche, incluso l'aumento degli ormoni maschili.

Le novità sono annunciate in particolare dall'Unversità di Chiasso (Svizzera) e dalla Virginia Commonwealth University (Stati Uniti). Emerge tra l'altro che la metà delle pazienti che assume l’inositolo torna ad ovulare dopo circa un mese e l’88 % ripristina il ciclo mestruale dopo 3 mesi. Inoltre 7 donne su 10 tornano ad avere un ciclo mestruale regolare e il 55% riesce ad avere una gravidanza spontanea.

L’inositolo è una molecola che si trova in diverse forme, ma solo due, il Myo-inositolo (MI) e il D-chiro-inositolo (DCI) – specifica lo scienziato elvetico Vittorio Unfer - hanno dimostrato dagli studi clinici di essere mediatrici dell’insulina”, allentandone la “resistenza” che è alla base di molti disturbi, e determinando così effetti apparentemente salvici per, in particolare, le donne in sovrappeso.

Tutto questo è uno sviluppo di una serie di studi che avevano già accertato una pluralità di benefici della molecola, incluse funzioni antidepressive e a protezione della tiroide. Chiamata in passato “Vitamina B7”, tale definizione è oggi perlopiù contestata in quanto le vitamine sono ritenute tali quando assunte solo con la dieta, mentre l'inositolo può essere prodotto autonomamente dal corpo umano, sembra a partire dal glucosio. Un “auto-anticorpo”, dunque.

Nondimeno, è presente in diversi cibi sicché, se le ultime ricerche suonano promettenti sul piano farmacologico, l'indicazione alimentare è immediata. Bene i cereali, i legumi e la frutta. In particolare, risultano in tal senso preziosi, tra gli altri, la leticina di soia, il riso integrale, l'orzo, il grano saraceno, le arance, le fragole, i piselli e il cavolfiore. Sin d'ora, dunque, buon appetito.

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