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Nella selva urbana, più che mai è urgente il ripristino di un’attenzione medica calibrata sul paziente, il quale va al contempo responsabilizzato sul corretto comportamento in fase preventiva e terapeutica.

Molti stanno facendo il (salubre) percorso contrario, “tornando nel verde”, addirittura a ritrasferirsi in campagna. Sui grandi numeri però la tendenza oramai pluri-secolare resta quella, si cerca ancora la città, a costo di enormi sacrifici, tanto da stimare che la percentuale urbana della popolazione mondiale sfonderà la quota del 70% entro il 2020, inclusi i vasti territori meno industrializzati. Il tema incontra estese analisi pregresse di tipo socio-economico, ma finalmente ne arriva una che pone la salute al centro, e arriva dall’Italia.

Si chiama “Health City Think Tank”, è coordinato dal presidente della Società italiana di Endocrinologia Andrea Lenzi, e ha concluso nei giorni il suo primo “Forum” (interdisciplinare) sul tema, che ha ricevuto perfino “l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica”, oltre agli interventi delle massime autorità del settore, quali il presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco Mario Melazzini, che ha ribadito la priorità dell’“ Appropriatezza nelle prescrizioni e aderenza alle terapie”: nella selva urbana, più che mai è urgente il ripristino di un’attenzione medica calibrata sul paziente, il quale va al contempo responsabilizzato sul corretto comportamento tanto nella terapia quanto nei comportamenti preventivi.

Nel dettaglio, è emerso un “decalogo” che anzitutto ribadisce il “diritto alla salute di ogni cittadino”, riconosciuto quale “fulcro di tutte le politiche urbane”. Poi, la promozione dell’’informazione e dell’educazione sanitaria, a cominciare dai “programmi scolastici”, l’incoraggiamento a “stili di vita sani”, dalla famiglia ai luoghi di lavoro, incentivando anche una “ cultura alimentare appropriata”.

Ancora, potenziare “l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti, favorendo lo sviluppo psico-fisico dei giovani e l’invecchiamento attivo ”, sviluppare “politiche locali di trasporto urbano orientate alla sostenibilità ambientale”, “promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria”, “ considerare la salute delle fasce più deboli e a rischio quale priorità per l’inclusione sociale nel contesto urbano”, monitorare i determinanti della salute urbana “attraverso una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende sanitarie, Centri di ricerca, industria e professionisti”.

Nelle parole del presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani Enzo Bianco (sindaco di Catania), la chiave di volta è dunque in una “ sinergia tra istituzioni, cittadini e operatori” che ponga la salute al cuore delle priorità. Sono appunto solo “parole”, ma che spostano il paradigma della discussione pubblica, ponendo la salute al centro del progetto politico-urbanistico. In fondo le città servirebbero a questo, a riunire le persone intorno alle loro esigenze di base.

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