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Un’altra novità preziosa nella lotta ai tumori, e ancora una volta arriva dall’Italia. E ancora una volta fa leva non su fantasmagorici antidoti escogitati a tavolino, bensì prospettando cure farmacologiche che prendano atto e valorizzino i meccanismi naturali di difesa già presenti nel nostro corpo.

Un’altra novità preziosa nella lotta ai tumori, e ancora una volta arriva dall’Italia. E ancora una volta fa leva non su fantasmagorici antidoti escogitati a tavolino, bensì prospettando cure farmacologiche che prendano atto e valorizzino i meccanismi naturali di difesa già presenti nel nostro corpo. Il tema è il melanoma, ossia il più aggressivo dei tumori alla pelle, con un potenziale letale, nonché l’attività dei nostri nei. Spesso guardati con “sospetto”, quali possibili indicatori di un problema, essi contengono altresì difese essenziali. Da rinvigorire.

Lo studio è stato condotto dall’Istituto Pascale di Napoli, e finanziato (anche stavolta) dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc). La scoperta è quella di una piccola molecola. Per gli addetti ai lavori, si chiama “miR-579-3p”, della classe dei “microRna”. Quel che è importante (e comprensibile) è che essa funziona da soppressore della crescita tumorale, ed è presente in abbondanza nei normali nei. Per l’appunto, essi non sono “il problema”, ma anzi contengono la possibile soluzione.

C’è un “ma”. La sua quantità diminuisce man mano che il melanoma diventa più aggressivo, e questo per giunta si aggrava quando il melanoma diventa resistente ai farmaci inibitori. Tuttavia – e qui sta la novità promettente – se la molecola viene introdotta dall’esterno ripristina le proprie qualità, inibendo le cellule tumorali incluse quelle che resistono al medicinale, il che spalanca, secondo gli studiosi, a “ nuove possibilità diagnostiche e terapeutiche”.

La novità ha l’ulteriore beneficio di incrociarsi in queste settimane con altre scoperte rilevanti, in particolare una annunciata da Israele. I ricercatori dell’Università di Tel Aviv (in collaborazione con il German Cancer Research Center di Heidelberg) hanno identificato il meccanismo con il quale il melanoma si diffonde agli altri organi, ossia la metastasi. E con esso hanno capito come fermarla.

L’indicazione è analoga, si tratta delle stesse molecole identificate a Napoli, il cui annientamento è appunto causa della crescita tumorale. Diventa metastasi perché si debellano le difese interne, e questo sin dalle fasi “preliminari” all’espansione cancerogena. E anche qui, come a Napoli, si è accertato che tale processo può essere fermato con l’iniezione di apposite sostanze chimiche. A questo punto trapela ottimismo. “Confidiamo – dicono gli scienziati israeliani – che tali risultati riducano il melanoma a una malattia facilmente curabile”.

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