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Che la sedentarietà sia un problema per la salute è un fatto abbastanza noto. Su “quanto” faccia male e “quanto” ne siamo coinvolti noi italiani, di ogni età, stanno convergendo una serie di ricerche scientifiche che alzano il livello d’allarme.

Che la sedentarietà sia un problema per la salute è un fatto abbastanza noto. Su “quanto” faccia male e “quanto” ne siamo coinvolti noi italiani, di ogni età, stanno convergendo una serie di ricerche scientifiche che alzano il livello d’allarme e ci chiamano alla responsabilità. Anzitutto verso noi stessi.

Il “centro di gravità” dove sono spuntate le ultime novità è stato il Congresso della Società Europea di Cardiologia tenutosi nei giorni scorsi alla Fiera di Roma. Con un evento d’eccezione, la visita di Papa Francesco, prima apparizione per un pontefice a un consesso medico. “ Quanta simbologia si nasconde in questa parola, cuore, e quante attese vengono riposte in quest’organo umano”, ha notato Bergoglio, assicurando l’appoggio, non solo morale, della Chiesa odierna alla scienza medica.

A margine dell’epocale visita, sono arrivati i preoccupanti numeri. Solo un italiano su tre, da un campione di adulti tra i 18 e i 69 anni, è “ realmente attivo”, svolgendo attività motorie in maniera costante. Un altro terzo risulta “completamente sedentario”. Troppo davvero, tanto più che il problema riguarda anche i bambini. Un quarto di loro non svolge alcuna attività motoria, e due bimbi su tre camminano non più di mezz’ora al giorno

Le conseguenze sono anch’esse evidenti quanto drammatiche. Da uno studio compiuto su quasi 40mila persone seguite per oltre 28 anni, è emerso un rischio di mortalità cardiovascolare ridotto, per gli “attivi”, addirittura del 23% rispetto agli “inattivi”. Cifre rilevanti, che hanno permesso di elaborare perfino un “algoritmo”, il Personal Activity Index (Pai), capace di quantificare i rischi connessi ai comportamenti motori personali. Non è un mero esercizio matematico. E’ un tentativo di risposta a quella che rappresenta una e vera e propria piaga: si stima che la “sindrome del divano killer ” uccida ogni anno cinque milioni di persone nei paesi occidentali, tanto da risultarne la quarta causa di mortalità e disabilità.

Fin qui i dati; poi c’è il nodo della cura e dei suoi costi, al centro delle preoccupazioni di chi si occupa di farmaci generici. E dello stesso Papa, che ha invocato “ uno sguardo di particolare intensità ai più poveri, ai più disagiati ed emarginati perché anche a loro giunga la vostra cura, come anche l’assistenza e l’attenzione delle strutture sanitarie pubbliche e private ”. D’accordo il presidente di Esc Fausto Pinto, che rilancia le cifre: “ In Europa 1,4 milioni di persone di età inferiore ai 75 muore prematuramente ogni anno a causa di infarti e ictus perché, in molti casi, non hanno ricevuto un aiuto sanitario tempestivo ed efficace ”. Una vera e propria “emergenza di salute pubblica”. In cui il problema dei costi dei medicinali è palesemente centrale.

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