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Che l’inquinamento faccia malissimo, a tutto, dai polmoni alla circolazione, dai rischi tumorali a, perfino, l’attività cerebrale, non è certo una novità, per la scienza quanto per le nostre stesse percezioni personali.

Che l’inquinamento faccia malissimo, a tutto, dai polmoni alla circolazione, dai rischi tumorali a, perfino, l’attività cerebrale, non è certo una novità, per la scienza quanto per le nostre stesse percezioni personali. Lo è peraltro un aspetto ulteriore, che aggrava i sacrosanti allarmi. Si tratta della scoperta che i danni al cervello non sono solo induzioni indirette, innescate dal respiro e dall’insieme dell’attività fisiologica danneggiata: si concretano perché le sostanze nocive vi arrivano concretamente.

La ricerca è stata condotta dagli scienziati di Lancaster, nel remoto nord-ovest dell’Inghilterra, gli esiti sono pubblicati sulla rivista statunitense “Pnas” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America). Ed è internazionale anche il contenuto dello studio.

E’ stati infatti esaminato il tessuto cerebrale di 37 persone, 8 delle quali provenivano dalla città inglese (industriale) di Manchester, le altre da uno dei posti più affollati e inquinati al mondo, Città del Messico. Nel dettaglio, i primi avevano tra i 62 e i 93 anni, i secondi dai 3 e gli 85. E molti di loro erano deceduti a causa di malattie neurodegenerative. L’aspetto cruciale è che tutti contenevano grandi quantità di nano-particelle di ossidi di ferro nel cervello, e in misura inferiore sono emerse anche tracce di altri metalli, risalenti soprattutto alle marmitte catalitiche.

Sono dati impressionanti, e si tratterebbe della loro prima identificazione nel cervello. L’indagine fa seguito a un’altra, condotta localmente dagli stessi scienziati, che avevano scovato le particelle inquinanti nei capelli, nonché al seguito di ricerche compiute sulle patologie cerebrali rilevate in Messico, tra animali e persone giovanissime. “ Quando si fa un’estrazione magnetica si trovano milioni di particelle in un singolo grammo di tessuto – spiega la coordinatrice dello studio Barbara Mahler - e potrebbero favorire l’insorgenza di patologie come l'Alzheimer”. Entrano nei neuroni, e nel meccanismo di loro comunicazione, chiamato “sinapsi”.

Sono danni gravi, sui quali vi è dunque un crescente riscontro scientifico. “ Le polveri sottili provocano e accelerano i processi aterosclerotici ed arteriosclerotici”, segnala in questi giorni anche la Società Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi. Con conseguenze perfino “sul cervello, che invecchia più velocemente”.

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