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Sulla salute della donna, tra fertilità e menopausa, permane ancora una catena di falsi miti, e la prima vittima è ancora una volta la donna stessa.

E’ colpa di tanti e di tante cose, ma un po’ è anche colpa di ognuno e ognuna di noi. Sulla salute della donna, tra fertilità e menopausa, permane ancora una catena di falsi miti, e la prima vittima è ancora una volta la donna stessa. Sul piano psicologico, culturale, ma anche su quello fisiologico e medico, perché alla disinformazione seguono anche scelte terapeutiche e preventive che vanno talora nella direzione opposta a quella richiesta dal nostro corpo.

A rilanciare l’allarme sono state nei giorni scorsi la Società italiana di ginecologia (Sigo), la Società dei ginecologi universitari (Agui), quella dei ginecologi ospedalieri (Aogoi) e la Società di fertilità e sterilità e medicina della riproduzione (Sifes), riunitesi nei giorni scorsi al convegno “ Amore e ormoni nella vita delle donne”, nella bellissima cornice romana della Casa del Cinema di Villa Borghese.

Molte giovani credono ancora negli effetti della coca-cola come anticoncezionale – racconta il presidente della Sigo Paolo Scollo –mentre l’informazione è fondamentale per vivere una sessualità consapevole”. Di qui una serie di campagne già avviate, da “ Menopausa, meno male”, a quella rivolta alle ragazze sulla contraccezione, “Love it”. Campagne importanti, anche perché nel contesto di un paese che è ancora fanalino di coda in ambito europeo, dove alcuni Stati avanzati (e, si noti, a più alti tassi di natalità più elevati) la proporzione di utilizzo di contraccezione ormonale supera il 40%, mentre qui siamo al 16,2%, con punte inferiori del 7,2% in Campania.

Il tema è anche è anzitutto medico, si diceva, e infatti sulla rivista internazionale Annals of Oncology è emersa un’indagine milanese che documenta (sul decennio 2002-2012) come la pillola non abbia aumentato i tumori all’ovaio (una delle false credenze che persistono), ma li abbia viceversa notevolmente ridotti, tant’è che il calo negli Stati Uniti è stato del 16%, mentre in Europa (dove mediamente l’utilizzo è inferiore), solo del 10%. “ In caso di carcinoma a carico dell’ovaio, come per quello endometriale, con l’uso di contraccettivi orali il rischio si riduce fino al 50% e l’effetto protettivo degli estroprogestinici persiste per più di 20 anni dopo la sospensione e nel corso della post menopausa ”, spiega la ginecologa Franca Fruzzetti, dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa.

Prevenzione e diagnosi precoce vanno poi a braccetto, così come l’informazione passa anzitutto attraverso un’adeguata formazione degli operatori. Nelle parole del presidente dell’Agui Nicola Colacursi, si tratta di “ promuovere un diverso concetto di formazione della classe medica che permetta di coniugare sapere accademico, pratica clinica e capacità relazionali ”. Con la donna al centro, per l’appunto dalla fertilità alla menopausa.

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