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Era già intuibile, ma anche la scienza conferma gli effetti negativi della crisi economica sulla salute.

Lo si è già scritto e denunciato, anche da queste pagine. La recessione esplosa nel 2008 ha avuto un impatto sulla qualità della salute, specie dove si è accompagnata a tagli al welfare. “La crisi uccide”, è perfino il titolo di un libro uscito già tre anni fa. Adesso arriva una dettagliata conferma, da uno studio di scienziati americani e britannici, che rilancia e documenta un semplice concetto: non si esce dalla depressione se si deprimono le persone.

Gli scienziati della City University di Londra e della californiana Standford University, in una pubblicazione uscita sul British Medical Journal, hanno messo insieme e sistematizzato l’esito di 41 studi compiuti tra il gennaio 2008 e il dicembre scorso, con particolare riferimento ai due paesi europei più severamente colpiti dalla recessione, ossia la Grecia e la Spagna.

Si tratta naturalmente di una ricerca scientifica e non di un “pamphlet”, tanto che non mancano le attestazioni di prudenza sulle conclusioni circa diversi aspetti della correlazione ipotizzata tra economia e salute, i paesi coinvolti e le “sindromi” analizzate, evidenziando elementi di variabilità e invocando “altri approfondimenti empirici”. C’è ad esempio il caso dei tassi di mortalità, che sarebbero nell’insieme ulteriormente diminuiti nonostante gli anni difficili, sebbene non manchi qualche recente segnale di una possibile inversione di tendenza, anche in Italia. Ebbene, quel calo potrebbe attribuirsi, a detta dei ricercatori, a un miglioramento dei comportamenti personali, ad esempio nel consumo di fumo e alcol, innescato proprio dai problemi di spesa.

Nondimeno i punti fermi ci sono, e piuttosto evidenti. Anzitutto è emerso che la salute delle categorie sociali più deboli, a iniziare dagli immigrati, si è deteriorata molto più degli altri ceti nel periodo considerato. Ancora, le sindromi depressive (spesso accompagnate a patologie fisiologiche) sono nettamente aumentate, e in particolare tra le donne. E poi addirittura i suicidi, in chiaro incremento, specie tra gli uomini (come a dire, le donne sembrano soffrire di più ma infine “reggono” meglio).

Sono tasselli di un mosaico di effetti sanitari ben più vasto, che chiama evidentemente in causa le politiche sulla salute. Pur senza proclami né toni apocalittici, gli studiosi dicono questo: il tema non sono solo gli “effetti della crisi”, ma soprattutto quelli derivanti dalle “risposte dei decisori alla recessione”. Sicché l’appello è infine assai chiaro, ed è rivolto non solo alle autorità ma perfino agli stessi medici: “Che si battano anch’essi per difendere la tutela del welfare”, scrivono.

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