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E' una delle patologie più temute dagli uomini, con buone ragioni. Il tumore alla prostata costituisce il 15% dei tumori diagnosticati al genere maschile, con 35mila nuovi casi accertati ogni anno nel nostro Paese

E' una delle patologie più temute dagli uomini, con buone ragioni. Il tumore alla prostata costituisce il 15% dei tumori diagnosticati al genere maschile, con 35mila nuovi casi accertati ogni anno nel nostro paese, sicché, a conti fatti, se ne ammala nella propria vita un italiano su otto, a partire perlopiù dai 50 e soprattutto 60 anni. Spesso si guarisce, ma non mancano gli effetti collaterali che incidono seriamente sulla qualità della vita. Ed è proprio su questi che si annunciano novità assai promettenti.

Le percentuali di sopravvivenza – oltre il 90% a cinque anni dalla diagnosi – sono infatti tra le più elevate tra i tumori. Troppo spesso però la guarigione è seguita da una serie di gravi e poco curabili disturbi, dall'incontinenza urinaria alla disfunzione erettile, per effetto delle tecniche tradizionali di intervento, dalla chirurgia alla radioterapia. E' per questo che sono state recentemente elaborate tecniche assai meno invasive, con effetti ben più limitati.

E' il caso in particolare dell'“ablazione”. L'Università di Chicago, con una pubblicazione sulla rivista European Urology, ha riesaminato i dati emersi da 37 studi internazionali che hanno coinvolto globalmente oltre 3200 pazienti. Si tratta della “terapia focale”, che si alimenta di diverse fonti energetiche (ultrasuoni, crioterapia, terapia fotodinamica, termoterapia interstiziale laser, brachiterapia, elettroporazione irreversibile, radiofrequenza) per determinare appunto l'”ablazione” del tessuto prostatico.

L'esito è piuttosto convincente. Dopo la terapia, i tassi di continenza (senza perdite né necessità di tamponi) sono stati calcolati tra l'83,3% e il 100%, e la potenza (erettiva) veniva preservata tra l'81,5% e il 100% dei casi.

Gli scienziati americani peraltro ostentano prudenza. “ I pazienti devono sapere che comunque non esiste una cura certa contro il cancro che offra la garanzia di non produrre effetti collaterali”, avvertono. Ma alle valutazioni incoraggianti sulla sicurezza dell'intervento si aggiungono anche i dati recenti sull'efficacia dello stesso. Dei mesi scorsi l'annuncio della sperimentazione di una nuova tecnica da parte di un istituto californiano, l'ablazione “laser-focale”. Si tratta solo di un test preliminare, ma i suoi buoni esiti entrano nel solco globale di una ricerca virtuosa e in rapida evoluzione, nonché ad alto impatto sulla qualità della vita successiva all'intervento.

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