MENU
Era solo un ricercatore trapiantato negli Stati Uniti, al californiano “City of Hope Comprehensive Cancer Center” e non aveva ancora neppure la cattedra il biologo tedesco Gerd Preifer. Ed è a lui che si riconosce il merito di una delle più epocali scoperte mediche dell'ultimo secolo.

Era solo un ricercatore trapiantato negli Stati Uniti, al californiano “City of Hope Comprehensive Cancer Center” e non aveva ancora neppure la cattedra il biologo tedesco Gerd Preifer. Ed è a lui che si riconosce il merito di una delle più epocali scoperte mediche dell'ultimo secolo. Esattamente vent'anni fa dimostrò inconfutabilmente, sulla rivista Science, i danni provocati dalle sigarette alle cellule polmonari, che ne fanno impennare i rischi tumorali.

La ricerca ha avuto l'indubbio effetto di modificare radicalmente le nostre percezioni sul fumo. Chi è cresciuto nelle generazioni precedenti sapeva poco o nulla della natura “suicida” del gesto, immortalato con ostentata eleganza nella storia cinematografica quanto nei comportamenti privati in luoghi e locali pubblici. Oggi tra norme e campagne non è più così, e perfino le case produttrici hanno dovuto aggiustare il tiro.

Insistono, anche nel loro ultimo consesso continentale a Bruxelles, a dire “ no all'eccesso di restrizioni, meglio lavorare per la riduzione del danno”, scaricando gli oneri sui servizi sanitari, ma quel danno non viene più negato. Ci hanno provato per anni, con tanto di ricerche “scientifiche” effettuate dietro compenso, orientate a smentire o almeno minimizzare l'impatto sulla salute. Alcuni produttori, specie in Europa, avevano per la verità rinunciato da tempo, preferendo un messaggio “comunicativo” opposto, del resto da molti giudicato ancor più efficace: “Sì, certo,fa davvero male, e ve lo diciamo, per darvi una consapevole libertà di scelta”. Oggi, comunque, lo ammettono quasi tutti.

Da quella presa di coscienza sono poi scaturite le tante “strette” normative che hanno indubbiamente alimentato un calo nei consumi. E tuttavia il quadro rimane allarmante, con particolare riferimento ai giovani e all'Italia. Uno studio del Centro Europeo per il Monitoraggio della Dipendenza dalle Droghe (Espad) sui 15-16nni nelle scuole di 35 paesi ha collocato il nostro al vertice, con la stima di ben il 37% di fumatori in tale fascia, contro il 21% della media continentale.

Il dato è doppiamente grave, per la giovane età e per il fatto che il modo senz'altro più efficace di tenere alla larga la sigaretta è quello di non iniziare. E quando invece si inizia oggi sappiamo, grazie a Preifer e altri, quanto faccia male. In Italia secondo il ministero della Salute il fumo è la principale causa di morte, provocando circa 80mila decessi l'anno. “In altri paesi come gli Stati Uniti, dove le campagne sono state più aggressiv e - nota Carmine Pinto, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica - il numero di fumatori si è ridotto molto di più”. Questione, ancora una volta, di buona informazione.

Articoli Correlati

x