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Ci sono ricerche “biologico-antropologiche” suggestive su popoli “indigeni”, e dotate di criterio scientifico, che però restano un po’ ai margini dell’attenzione. Perché sono basate su terre remote, il che un po’ ci piace ma un po’ ci sembra “lontano”, come se parlassimo di altre “specie umane”.

Ci sono ricerche “biologico-antropologiche” suggestive su popoli “indigeni”, e dotate di criterio scientifico, che però restano un po’ ai margini dell’attenzione. Perché sono basate su terre remote, il che un po’ ci piace ma un po’ ci sembra “lontano”, come se parlassimo di altre “specie umane”. Invece no, quel tipo di ricerche è interessante proprio perché si concentra su popoli ai margini delle molteplici variabili poste dalle civiltà complesse, sicché è più semplice isolare i singoli fattori. E’ il caso di una ricerca americana compiuta sui Maya, che ha trovato un nesso tra le modalità del parto e i successivi problemi di sovrappeso.

L’indagine, compiuta dagli scienziati dell’Università dell’Utah e pubblicata sulla rivista American Journal of Human Biology, è arrivata all’esito di riuscire a prevedere il peso del nascituro a 5 anni, in base non solo alla “stazza” della madre, ma anche alle modalità del parto.

Sono state esaminate 57 mamme in un villaggio, e i loro 108 bambini tra il 2007 e il 2014, e per la verità nessuno di essi ha raggiunto i livelli di “obesità” definiti dai parametri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Eppure, sostanziali differenze, di una media di almeno un chilo e mezzo (scarto rilevante quando si tratta di quell’età e di una quindicina di chili, nell’ordine quindi del 10% del peso totale) sono state riscontrate proprio in relazione al fatto che i bambini fossero nati da parto naturale o meno.

La ragione starebbe nel microbioma, un “batterio buono” dello stomaco, che sarebbe a sua volta esposto ai batteri del sistema immunitario della madre, la cui trasmissione sarebbe decisiva durante il parto, con un impatto per l’efficacia della flora intestinale e quindi dell’insieme del sistema metabolico. In assenza, si accrescerebbe l’esposizione al sovrappeso e alle patologie collegate (dal respiro ai problemi cardiovascolari).

Roba non da poco, che poi trova conferme in altre ricerche americane. Un altro studio, stavolta dell’Università di Harvard e compiuto negli Stati Uniti su oltre 15mila donne e figli seguiti per 16 anni, ha recentemente quantificato nel 15% la cifra del rischio aggiuntivo di obesità al seguito di un parto cesareo. Insomma, questo può essere un’autentica salvezza per molte donne e i loro bebè, ma la facilità con cui viene praticato in alcuni ospedali occidentali (perlopiù in quelli privati) non è priva di conseguenze deleterie per la salute. Il cui elenco ora si allunga, anzi si ingrassa, come ci insegnano i Maya.

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