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Solo in Italia, l'anno scorso, sono state registrate oltre 3.400 diagnosi. Molte volte queste sono tardive, e un aiuto arriva adesso da un innovativo test reperibile in farmacia.

L’Aids è ancora tra noi, non si deve abbassare la guardia”. Le parole della ministra della Salute Beatrice Lorenzin, pronunciate lo scorso I dicembre al ricorrere dell’apposita Giornata Mondiale, possono suonare come un amaro ritornello. La realtà è che dicono purtroppo ancora il vero, come dimostrano le 3.444 diagnosi registrate solo in Italia e solo l’anno scorso. Ma dicono anche che è in arrivo un lavoro di prezioso rilancio della sensibilizzazione e della prevenzione, che per giunta fa leva su novità importanti, anche sul fronte della diagnostica.

Nel nuovo “Piano Nazionale anti-Aids” si persegue l’obiettivo anzitutto di aumentare le diagnosi “fino al raggiungimento del 90% delle persone con Hiv-Aids residenti in Italia, e ridurre del 50% i casi di diagnosi tardiva di infezione”, in linea con i parametri definiti in sede Onu. Eh sì, perché molto del problema sta nel fatto che molti ne sono affetti senza saperlo, il che riguarderebbe addirittura il 40% dei malati secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Poi c’è qui – come in tante altre patologie - l’annoso nodo dell’aderenza terapeutica, a cui concorre qualche “pigrizia” del Servizio Sanitario e del paziente stesso. L’auspicio governativo è allora quello di ridurre a meno del 5% l’anno la perdita di contatto da parte dei centri specializzati con i pazienti. Infine sono identificate alcune fasi vitali delicate di prioritario interesse, quali la gravidanza. “Incentivare le donne incinte a sottoporsi al test per poter eventualmente intervenire tempestivamente sul bambino”, esorta la ministra.

L’Italia non è ai livelli dell’Africa, dove meno del 30% dei pazienti ha accesso alle cure, ma si può e si deve comunque fare di più. Anche perché “le gambe” a sostegno dell’azione sono sempre più solide. Nei mesi scorsi, dopo la Conferenza mondiale degli specialisti della patologia in Sudafrica, documentammo l’avanzare della ricerca perfino di un possibile vaccino, su cui lavora anche un Consorzio mondiale presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Ancora, a fronte del problema della “diagnosi tardiva”, che può inficiare gravemente la terapia oltre che lo stop alla trasmissione della patologia, è arrivato anche nelle farmacie italiane un test che consente di “auto-diagnosticarla” facilmente. Basta diluirvi una goccia di sangue preso da un polpastrello e verificarne l’esito in una quindicina di minuti. Infine, non ultimo, ci sono i progressi nell’ambito terapeutico, anche sul nodo non secondario dei costi. La ricerca scientifica lo ha documentato oramai da molti anni: lo “switch” dal farmaco di marca al generico è, anche sull’Aids, di assoluta efficacia e sicurezza terapeutica. Come sul resto dei medicinali equivalenti, il messaggio è sempre quello: identici principi attivi, ma a minor costo, ed è una differenza che può far la differenza sulla possibilità di curarsi, e di aderire alla cura stessa.

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