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“Più ricorso ai farmaci generici”, si invoca nell’ultimo rapporto Ocse-Unione Europea. Ed è un appello al quale si associano oramai con crescente convinzione anche i principali media “mainstream”.

Le festività di fine anno sono finalmente alle porte, e con esse i bilanci da tirare, e le lezioni da trarre. C’è una Sanità italiana che, pur tra buchi, problemi, fatiche e sperequazioni regionali ha ricevuto in questi giorni valutazioni di pur cauta “promozione” in sede internazionale, peraltro accompagnate dall’ennesimo appello: “Più ricorso ai farmaci generici”, si invoca nell’ultimo rapporto Ocse-Unione Europea. Ed è un appello al quale si associano oramai con crescente convinzione anche i principali media “mainstream”.

Dalla relazione “Health at a Glance: Europe 2016” (ampiamente ripresa, tra gli altri, dal Sole 24 Ore) emerge anzitutto che l’Italia investe relativamente poco nella salute, il 9,1% del Pil, sotto la media europea e nettamente meno (anche in proporzione al reddito) rispetto ai paesi più virtuosi, quali Germania e Svezia. Eppure, nonostante le risorse inferiori, siamo ancora ai vertici europei per la speranza di vita (secondo solo alla Spagna), e questo grazie anche a una “buona qualità di assistenza sanitaria”, documentata anche dai tassi di mortalità dopo un ricovero, tra i livelli più bassi nel Continente. Il che dimostra l’impegno, in molti casi il sacrificio, di tanti operatori sanitari del nostro paese, pur in condizioni difficili. 

Si deve comunque “fare di più per ridurre le diseguaglianze in termini di accesso all'assistenza sanitaria e destinare risorse verso settori che hanno il maggior impatto sui risultati in campo sanitario, inclusa la prevenzione”. Più risorse, dunque, e non meno risorse, date anche le esigenze crescenti legate all’invecchiamento della popolazione. E la ricetta, spiega Bruxelles, è a portata di mano, ed è appunto quella di un maggior utilizzo dei farmaci equivalenti, che costano meno pur avendo gli stessi principi attivi, ovvero l’identica efficacia e sicurezza terapeutica.

“Coprono appena il 19% del nostro mercato delle confezioni di medicinali, contro il 52% registrato, in media, nei Paesi Ocse”, incalza anche “Io Donna” (settimanale del gruppo del Corriere della Sera), citando un recente rapporto della Fondazione Gimbe, che conteggia uno spreco per i cittadini di quasi 440 milioni di euro nei soli primi cinque mesi di quest’anno. L’informazione, in effetti, si sta muovendo. “Panorama” ha concluso il suo tour tra le “eccellenze del made in Italy” proprio con un convegno sui medicinali equivalenti a Trapani, organizzato con l’azienda Teva, riunendo decisori, medici, associazioni dei pazienti, scienziat 

“Il pregiudizio che limita l’uso del generico è assolutamente privo di giustificazioni, nasce molto spesso da carenze informative”, il messaggio lanciato tra gli altri dall’assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi, e sono parole importanti, anche perché vengono da una delle regioni più in ritardo. “Non ci si possiamo più permettere sprechi”, chiosa Francesca Moccia, vicesegretaria generale di Cittadinanzattiva, la corposa rete associativa in prima linea nella battaglia per i farmaci equivalenti, tanto da aver condotto quest’anno un’altra campagna nelle piazze italiane, tramite il lungo itinerario di “IoEquivalgo”.

E poi è proseguito nel 2016 “Fabbriche Aperte”, il viaggio di Assogenerici (ultime tappe, la Mipharm di Milano e Lachifarma a Zollino, nel Salento) che spalanca all’incontro con le strutture e gli operatori del settore. Che sono tanti, e sempre di più: quasi diecimila addetti a soli vent’anni dalla nascita del generico in Italia. Numeri belli, importanti, di persone al servizio della nostra salute e del nostro risparmio. Cifre da far conoscere, e anche la stampa italiana ha iniziato seriamente a farlo.

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