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Le intolleranze alimentari sono una cosa seria, talmente seria che tendiamo ad attribuire loro perfino gli effetti collaterali che non hanno. E’ il caso del sovrappeso. Per la verità i motivi che possono farci pensare a una possibile relazione tra l’intolleranza e l’aumento di peso sono tanti.

Le intolleranze alimentari sono una cosa seria, talmente seria che tendiamo ad attribuire loro perfino gli effetti collaterali che non hanno. E’ il caso del sovrappeso. Per la verità i motivi che possono farci pensare a una possibile relazione tra l’intolleranza e l’aumento di peso sono tanti. Il tema generale è più o meno lo stesso, quello che mangiamo e come lo digeriamo. Soprattutto, siamo bombardati dal fenomeno delle “popular diets", definibili come ‘diete alla moda’, che godono di un successo mediatico e di pubblico, in virtù di benefici poco credibili rafforzati dalla testimonianza di personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport”.

A scriverlo, con una vis polemica senza precedenti, non è un opinionista qualsiasi. Si tratta di un corposo e documentato “position statement” di 41 pagine redatto e pubblicato dalle principali sigle scientifiche italiane del settore: la Società Italiana di Diabetologia (Sid), l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, l’Associazione Medici Diabetologi, l’Associazione Nazionale Dietisti, la Società Italiana di Nutrizione Umana, la Società Italiana di Nutrizione Pediatrica, la Società Italiana dell’Obesità. 

Insomma, un attacco formale e frontale alla “diet industry” per gli aspetti di insidiosa disinformazione alimentare. Tra le cosiddette “bufale del web”, velati messaggi promozionali ed espliciti spot pubblicitari, “il mercato dei prodotti dietetici che promettono consistenti perdite di peso si è popolato di prodotti di dubbia efficacia e di diete prive di solide basi scientifiche”.

E il più subdolo e fuorviante dei messaggi sta proprio nell’idea che il consumo di alimenti a cui si è intolleranti ci faccia ingrassare. “Non esiste alcun legame tra eventuali allergie alimentari e sovrappeso e non esistono prove scientifiche in grado di validare gli strumenti di diagnosi spesso utilizzati per sostenere il nesso tra intolleranze e obesità”, spiega la dottoressa Rosalba Giacco, del Cnr, coordinatrice della “writing committee” che ha prodotto il documento.

Il messaggio importante da recepire è che l’intolleranza e l’obesità sono aspetti indipendenti, e come tali vanno trattati. Nelle parole del presidente della Sid Giorgio Sesti, “Per contrastare il sovrappeso non ci sono scorciatoie, c’è un solo modo: incrementare l’attività fisica e ridurre la quantità di calorie assunte con la dieta”. Quale dieta? Checché ne dicano, ce l’abbiamo in casa. “I risultati migliori si ottengono utilizzando modelli alimentari che hanno radici culturali/tradizionali nella dieta mediterranea, ovviamente tenendo conto delle necessità individuali”. Semplice, e migliore di qualsiasi “prodotto dietetico”, anche se c’è chi tenta insanamente di portarci altrove.

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