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L'allarme c'è, ed è multiplo, con dati e moniti che arrivano dal governo italiano, dall'Unicef e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il morbillo, mai del tutto debellato, sta rialzando la testa.

L'allarme c'è, ed è multiplo, con dati e moniti che arrivano dal governo italiano, dall'Unicef e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il morbillo, mai del tutto debellato, sta rialzando la testa. E' una tendenza già rilevata negli ultimi anni nel nostro paese, ma che ora sta palesando un'accelerazione, con particolare riferimento a Lazio, Toscana, Lombardia e Piemonte.

Solo dall'inizio di quest'anno sono stati rilevati dal Ministero della Salute oltre 700 nuovi casi, mentre in tutto il 2016 erano stati 844, il che si traduce in un incremento tendenziale di oltre il 230%. Al contempo non ci sono misteri sulla “diagnosi” del fenomeno, che gli addetti ai lavori attribuiscono al calo di vaccinazioni, a sua volta dovuto alle scelte di alcune famiglie, vittime di qualche disinformazione sulle loro presunte controindicazioni. Controindicazioni che – spiegano i medici – non sussistono, e, anche laddove si levassero elementi di dubbio, sarebbero infinitamente meno gravi rispetto all'insorgere della patologia stessa.

“Nel 2015 la copertura vaccinale contro il morbillo nei bambini a 24 mesi è stata dell’85,3%, lontana dal 95% che è il valore-soglia ritenuto necessario ad arrestare la circolazione del virus nella popolazione”, lamenta lo stesso ministro Beatrice Lorenzin, esortando gli operatori sanitari, a iniziare dai medici di base e dai pediatri, al lavoro di sensibilizzazione.

Il tema è globale, ma l'Italia, tra i Paesi avanzati, sembra particolarmente a rischio, dati alla mano, tanto da ricevere qualche bacchettata perfino dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. In base alle statistiche europee (sul 2013), siamo addirittura al secondo posto nel Vecchio Continente per numero di contagi, superati solo dalla Romania. E che il nodo sia anzitutto sulle vaccinazioni è documentato perfino dai dati positivi: secondo l'Unicef la mortalità da morbillo nel mondo è diminuita del 78% tra il 2000 al 2012, proprio per l'estensione dei vaccini anche nei Paesi meno abbienti.

Eppure, nel pianeta si continua a morire di questa patologia, con oltre 130mila decessi l'anno. “Il morbillo non è un banale raffreddore – ricorda Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia - e nei bambini più piccoli e con difese immunitarie più fragili può avere complicanze letali”. E a questo si incrocia il fatto, ricordato dal Cnr, che esso ha “un tasso di contagiosità quattro volte più elevato di quello dell’influenza”. Insomma il problema c'è, e c'è anche la soluzione: quella di andare avanti, anziché tornare indietro.

 

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