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Fa bene allo sviluppo del cervello, alla salute del cuore, alla prevenzione tumorale. I benefici del latte materno sono oramai riconosciuti e acclarati, sebbene permangano ancora quesiti e misteri sul dettaglio dei rapporti di causa ed effetto, nonché sulla specifica “chimica” così foriera di salute.

Fa bene allo sviluppo del cervello, alla salute del cuore, alla prevenzione tumorale. I benefici del latte materno sono oramai riconosciuti e acclarati, sebbene permangano ancora quesiti e misteri sul dettaglio dei rapporti di causa ed effetto, nonché sulla specifica “chimica” così foriera di salute. Ed è proprio per gli esiti solo parziali dei “tentativi di imitazione” (oltre che per contrastare le pratiche commerciali assai controverse, messe in atto da alcuni produttori di latte in polvere, specie nei paesi poveri), che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità da tempo consiglia di utilizzare integralmente il latte materno almeno fino ai sei mesi.

Su tutto questo un salto di consapevolezza c’è comunque stato. L’Istat ha recentemente rivelato che tra i quasi tre milioni di donne italiane che hanno avuto figli negli ultimi cinque anni, la percentuale che ha allattato al seno è salita all’85,5%, rispetto all’81,1% del periodo precedente, così come si è prolungato il periodo medio di allattamento, da 6,2 mesi a 8,3. E la presa d’atto è stata anche “politica”, come documenta la direttiva del 3 febbraio scorso della Presidenza del Consiglio, che ha intimato le pubbliche amministrazioni a non ostacolare l’atto materno, sia per le lavoratrici che per le utenti dei servizi aperti al pubblico, sebbene la cronaca certifichi ancora il permanere di qualche tabù.

A promuovere tale salto sono state naturalmente soprattutto le donne, come quelle che da quasi 60 anni animano “La Leche League”, aiutando e informando le neomamme sui benefici e le buone pratiche di allattamento. La rete è distribuita su ben 72 Paesi, in Italia è presente dal 1979, con circa 120 consulenti con  esperienza pregressa di maternità e allattamento stesso e formate grazie ad un tirocinio.  L’attività di sensibilizzazione, indirizzata anche agli addetti ai lavori, è culminata nei giorni scorsi con tre giorni di convegno nell’area bolognese proprio in occasione proprio della “Giornata Mondiale dell’Allattamento”, celebrata il 21 aprile: l’evento – a conferma della presa di coscienza odierna – ha registrato il “tutto esaurito” con tre mesi di anticipo.

In un altro recente simposio scientifico internazionale, tenutosi a Firenze, nove tra i massimi esperti mondiali hanno fatto il punto sui benefici del latte materno accendendo i riflettori su Hamlet, detto anche“Golden Milk”, il complesso anti-cancro scoperto nel latte materno al centro dell’attenzione degli scienziati per essersi rivelato capace di uccidere in vitro oltre 40 tipologie di cancro nei ratti.   

Anche in questa occasione è stato tra l’altro ribadito l’obiettivo di proteggere l’allattamento: “Per le prime due settimane dopo il parto le madri dovrebbero solo mangiare, dormire e allattare, lasciando letteralmente ogni altra incombenza ai padri”, dicono gli scienziati. E in caso di problemi, ci sono le “banche del latte”: in  Italia sono 35 ed è un felice primato europeo. A gestirle sono donatrici e donatarie, sotto rigoroso controllo medico, tanto che la maggior parte sono istituite nell’ambito di strutture ospedaliere. Segno di civiltà. E di salute.

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