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A marzo la Settimana di prevenzione oncologica, ad aprile la Giornata della salute della donna, che ha collocato il tema in prima linea, adesso la “Race of the Cure”, dedicata specificamente ai tumori al seno, che ha allegramente occupato nei giorni scorsi le strade di Roma.

A marzo la Settimana di prevenzione oncologica, ad aprile la Giornata della salute della donna, che ha collocato il tema in prima linea, adesso la “Race of the Cure”, dedicata specificamente ai tumori al seno, che ha allegramente occupato nei giorni scorsi le strade di Roma, proseguendo poi la sua corsa in altre città. Sta accadendo qualcosa in Italia, sulla scia di un lavoro avviato da anni, e si tratta di una diffusa presa di coscienza su quanto si debba e si possa fare per tutelare la salute, anzitutto femminile, in ambito oncologico.

L’evento più “vistoso” si è consumato domenica, con i cinque chilometri di corsa e i due di passeggiata allestiti intorno al Circo Massimo, e numeri da record. Gli organizzatori riferiscono di oltre 65mila iscritti, rendendola quella “con più partecipanti al mondo”, nelle parole di Riccardo Masetti, presidente di Komen Italia, la sezione nazionale della rete Susan G. Komen, attivata da medici e pazienti nel 1982 a Dallas, e poi sviluppatasi con ben 125 affiliati.

La sezione italiana è diventato dunque l’esponente di punta, grazie alla generosità delle persone, tanto da aver raccolto e distribuito in meno di diciott’anni 2,7 milioni di euro, destinati a centinaia di progetti, propri e di altre associazioni impegnate nel settore, incluse attività di aggiornamento degli operatori sanitari. Fatti concreti, così come il supporto fornito dagli itineranti “Villaggi della Salute”, con la partecipazione di specialisti e strutture sanitarie, pronte a fornire ecografie, esami alla tiroide, nonché attività di benessere, tra sedute di yoga e lezioni di teatro.

Poi ci sono gli aspetti di comunicazione e simbolici, come la scelta di declinare l’iniziativa in più giornate, partendo dalle periferie e arrivando solo dopo al centro, a Roma, come a Bari, Bologna, Brescia e altrove. Poi una campagna condotta assieme a Sky di promozione della salute femminile, articolata in una ventina di appuntamenti, tra interventi di esperti e “madrine” d’eccezione dal mondo dello spettacolo.

Tra una corsa e l’altra c’è la sostanza, ricordata in questi giorni dalla stessa Beatrice Lorenzin, citando i dati del suo Ministero: “Prevenire significa evitare la malattia, e farlo in tempo significa anche poterla curare”. A questo servono le campagne, e soprattutto gli screening. Sull’importanza di farli i livelli di consapevolezza sono in effetti aumentati tra le donne. Che tuttavia spesso poi finiscono a dire: “Lo farò domani”, a causa dei loro mille impegni. Le donne vanno quindi aiutate, magari anche levando alcuni di quegli impegni. E questo ancora non sempre avviene, anzi: l’Istat ha documentato in questi giorni che, a causa delle difficoltà economiche, tra le meno abbienti i controlli di prevenzione tumorale, anziché aumentare, diminuiscono.

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