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Sappiamo da tempo che fa bene alle ossa e l'emergenza Covid-19 ci ha ricordato il suo ruolo fondamentale per il sistema immunitario. Ora un'ampia ricerca condotta dall'Università della Finlandia orientale e dall'Università autonoma di Madrid mostra che una buona quantità di vitamina D nell'organismo è utile sia per la prevenzione del cancro sia per la prognosi di alcuni tumori, tra cui quelli del colon e del sangue. I risultati, pubblicati sulla rivista Seminars in Cancer Biology, potrebbero aprire la strada a un nuovo e più attento utilizzo della vitamina D nella prevenzione del cancro.

La ricerca si è basata su una revisione di studi incentrati sull'effetto della vitamina D su diversi tipi di tumori. I ricercatori hanno notato anche come una elevata reattività alla vitamina D può essere collegata a un ridotto rischio di cancro. "La reattività varia però da persona a persona e influenza il bisogno di integrazione della vitamina", precisano gli autori dello studio. Ecco perché, secondo i ricercatori, proprio questo suo ruolo debba essere oggetto di maggiori ricerche. "I suoi effetti anticancro sono mediati principalmente dalle cellule immunitarie, come i monociti e le cellule T", spiegano i ricercatori. Secondo la revisione, gli studi incentrati sull'effetto della vitamina D su diversi tipi di tumori forniscono la prova più forte dei suoi benefici nel cancro del colon-retto e nei tumori del sangue come leucemie e linfomi. La vitamina D è importante sia per la differenziazione delle cellule del sangue (durante l'ematopoiesi) sia per le cellule staminali adulte nei tessuti a rapida rigenerazione, come il colon o la pelle. Anche in altri tipi di tumore, come il carcinoma mammario e prostatico, un basso livello di vitamina D (misurato come livello di 25-idrossivitamina D nel sangue), è stato associato a una maggiore incidenza di cancro e a una prognosi peggiore.

L'integrazione con vitamina D, però, non ha dimostrato in modo coerente di ridurre la mortalità per cancro. Secondo gli autori del lavoro, l'impatto della vitamina D potrebbe essere più evidente se i partecipanti delle ricerche fossero divisi proprio in base alla loro reattività individuale. Infatti, il nuovo studio ha mostrato che la risposta alla vitamina D a livello molecolare o la sensibilità all'assunzione di vitamina D possono variare in modo significativo. Solo in Finlandia, fino al 25% della popolazione soffre di una risposta ridotta alla vitamina D, che richiede dosi più elevate di questo micronutriente sotto forma di integratori per ottenere benefici clinici. D'altra parte, ci si aspetta che i "grandi responder" ottengano un effetto protettivo da questa integrazione. Per questo, in conclusione, i ricercatori suggeriscono che il mantenimento di buoni livelli di vitamina D sarebbe utile come prevenzione generale del cancro. "Tuttavia, non vi sono prove sufficienti del suo uso come trattamento", concludono i ricercatori.

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