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Si impara di più se ci si riposa. Uno studio condotto dagli scienziati del National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS), negli Usa, ha dimostrato che la fase di riposo attivo potrebbe contribuire in modo significativo al consolidamento della memoria associata alle sequenze di azioni. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports, ha coinvolto 30 volontari, a cui è stato chiesto di memorizzare ed eseguire in modo rapido e accurato una serie di attività ripetitive.

In particolare, i partecipanti hanno digitato ripetutamente una sequenza di cinque cifre in modo più accurato e rapido possibile durante 36 prove intervallate da periodi di riposo di 10 secondi. L’imaging cerebrale tramite magnetoencefalografia (MEG) ha mostrato che durante i periodi di “waking rest” , cioè di brevi pause, si è verificata la riproduzione neurale della sequenza di tasti, in modo 20 volte più veloce rispetto al comportamento effettivo. Questi eventi di ripetizione erano circa tre volte più frequenti durante i periodi di pausa tra le azioni rispetto al riposo eseguito prima e dopo l’intera sessione di allenamento. Le aree coinvolte nella riproduzione neurale riguardavano le regioni ippocampale, sensomotoria ed entorinale. “Il nostro lavoro – afferma Leonardo G. Cohen del NINDS – rappresenta la prima prova del fatto che il waking rest facilita il consolidamento delle abilità, e pertanto potrebbe essere responsabile dell’apprendimento precoce”.

 Quando si impara una nuova abilità, sottolineano gli autori, il consolidamento della memoria e le prestazioni risultano migliorati quando la ripetizione delle attività da eseguire viene intervallata da periodi di riposo attivo di qualche secondo o pochi minuti. Stando ai dati ottenuti dal gruppo di ricerca, il consolidamento mnemonico durante il riposo attivo risulta quattro volte superiore rispetto a quanto avviene con il sonno vero e proprio. “I nostri dati – aggiunge Ethan R. Buch, collega e coautore di Cohen – indicano che la ripetizione durante la veglia rafforza l'ippocampo e le associazioni neocorticali apprese durante la pratica reale”. I ricercatori stanno avviando un’indagine per utilizzare la stimolazione cerebrale e verificare se la riproduzione neurale svolga un ruolo effettivo nell'apprendimento precoce delle abilità. “Comprendere questi meccanismi – conclude Cohen – potrebbe portare all’ottimizzazione di programmi terapeutici e all’identificazione di migliori strategie di stimolazione cerebrale, volte a migliorare i risultati della riabilitazione dopo lesioni cerebrali come l’ictus”.

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