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La stimolazione elettrica transcranica aiuta a ridurre l’accumulo di proteine alla base delle malattie neurodegenerative, come il Parkinson, “ripulendo” i neuroni. A svelare i meccanismi molecolari di questa tecnica è uno studio congiunto tra l'Università Milano-Bicocca, l'Università degli Studi di Milano, ASST Santi Paolo e Carlo di Milano e l’Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell'Informazione e delle Telecomunicazioni del Consiglio nazionale delle ricerche. I risultati, pubblicati sulla rivista Scientific Reports (https://www.nature.com/articles/s41598-021-81693-8), aprono la strada al trattamento di altre malattie neurodegenerative.

Attraverso un modello neuronale umano, lo studio ha dimostrato che la stimolazione a corrente diretta continua (DCS) è in grado di interferire sullo stato di aggregazione e sulla degradazione della proteina alfa-sinucleina, il cui accumulo è associato alla degenerazione neuronale nei pazienti affetti da malattia di Parkinson. Da anni la Stimolazione transcranica a Corrente Diretta (“transcranial Direct CurrentStimulation”, tDCS) è impiegata come tecnica non invasiva e sicura per modulare l’eccitabilità neuronale in pazienti affetti da diverse patologie tra cui l’ictus, le malattie psichiatriche ed i disturbi del movimento, inclusa la malattia di Parkinson. In particolare, nei pazienti con malattia di Parkinson la tDCS viene proposta come valida opzione terapeutica, in aggiunta a quella farmacologica, in quanto è provata la sua efficacia clinica nel migliorare la sintomatologia motoria e non motoria tipica della patologia.

Sebbene i dati di letteratura sui benefici clinici della tDCS siano abbondanti, i suoi meccanismi di azione restano in gran parte da chiarire. Inoltre, ad oggi questa tecnica è in uso come trattamento sintomatico e resta del tutto inesplorato il suo eventuale potenziale neuroprotettivo, cioè la sua capacità di modificare e rallentare il decorso di malattia.  Questa ricerca ha permesso di ideare un modello sperimentale utile per lo studio in vitro degli effetti biologici della stimolazione con corrente elettrica continua e, soprattutto, di evidenziare che gli effetti clinici della tDCS osservabili nei pazienti sono in grado di contrastare direttamente il principale meccanismo patogenetico della malattia di Parkinson, ovvero l’aggregazione ed il successivo accumulo intra-cellulare di alfa-sinucleina. “Le conoscenze derivanti da questo studio – spiega Gessica Sala, tecnologa presso NeuroMi – Milan Center for Neuroscience e prima autrice della ricerca - gettano le basi per proseguire nell’identificazione dei meccanismi intracellulari associati alla tDCS, non solo in relazione all’effetto su alfa-sinucleina, ma anche su altre proteine tendenti all’aggregazione coinvolte nella patogenesi di altre importanti malattie neurodegenerative da accumulo proteico, quali la malattia di Alzheimer e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA)”.

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