Mele, pere, prugne e kiwi; ma anche noci, pistacchi e arachidi; fagioli, ceci, lenticchie; carote, melanzane, carciofi; cereali e addirittura il cioccolato fondente: sono tutti alimenti ricchi di fibre in grado di “nutrire” il nostro microbioma - l’insieme dei microrganismi che ognuno di noi ospita nel proprio intestino - e di conseguenza possono aumentare l’efficacia dell’immunoterapia. Entro il prossimo anno, è in programma al San Raffaele di Milano un nuovo trial clinico che prevede la somministrazione di una dieta controllata ricca di fibre nei pazienti con mieloma indolente. A fare il punto sulle ultime novità sulla immunoterapia dei tumori e su come questa possa essere modulata dal microbioma intestinale sono stati gli scienziati che hanno partecipato alla CICON23 International Cancer Immunotherapy Conference, a Milano.
La malnutrizione peggiora la prognosi dei pazienti con tumore, anche quando non presentano inizialmente metastasi. Lo studio tutto italiano, ribattezzato “Nutrionco” e recentemente pubblicato sulla rivista Cancers ha infatti dimostrato che la probabilità di sopravvivenza per i pazienti malnutriti è significativamente inferiore rispetto a coloro i quali non presentano problematiche nutrizionali. Il lavoro è stato coordinato da Maurizio Muscaritoli, presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo.
Il gene BPIFB4, nella sua variante LAV (Longevity Associated Variant), già noto come “gene della longevità”, sembra avere un ruolo chiave nel rendere più resistente il cuore, aiutandolo a tornare a funzionare in modo efficiente persino dopo un infarto. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cell Death and Disease, il gene in questione sarebbe responsabile della produzione di una proteina che agisce direttamente sui cardiomiociti - le cellule che, con la loro attività contrattile, servono a far pulsare il cuore - rendendoli più performanti. In questo modo, l’organo reagisce meglio di fronte all’infarto, accusandone meno gli effetti e ripristinando più velocemente la sua funzionalità.
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Addiction ha rivelato che la proporzione di decessi per overdose da fentanyl, combinato a stimolanti negli Stati Uniti è aumentata più di 50 volte dal 2010, passando dallo 0,6% (235 decessi) nel 2010 al 32,3% (34.429 decessi) nel 2021. Questo aumento di morti da Fentanyl e stimolanti costituisce la “quarta ondata” nella lunga crisi di overdose da oppiacei negli Stati Uniti, la cui cifra dei decessi continua a salire in modo precipitoso.
La degenerazione dei neuroni dopaminergici è da sempre considerato il primo evento che porta al Parkinson, patologia che colpisce l’1% al 2% della popolazione ed è caratterizzato da tremore a riposo, rigidità e lentezza dei movimenti. Tuttavia, un nuovo studio condotto dai ricercatori della Northwestern University suggerisce che un disfunzionamento nelle sinapsi dei neuroni – i minuscoli spazi attraverso i quali un neurone può inviare un impulso a un altro neurone – provoca deficit di dopamina e precede la neurodegenerazione. Le scoperte, pubblicate su Neuron, aprono una nuova strada per lo sviluppi di terapie più efficaci.
Le alterazioni molecolari del gene TP53 che colpiscono le cellule staminali emopoietiche cooperano con l’infiammazione nel determinare l’evoluzione di tumori del sangue cronici a forme aggressive di leucemia mieloide acuta. Questi, in estrema sintesi, sono i risultati di un’innovativa scoperta dell'Università di Modena e Reggio Emilia e dell'Università di Oxford, pubblicata sulla rivista Nature Genetics. Il gene, TP53 è noto come il "custode del genoma", poiché garantisce che le cellule non accumulino errori genetici: in una condizione ottimale, se TP53 rileva un danno, la cellula mutata va incontro a morte cellulare programmata (apoptosi). Nei pazienti in cui TP53 è difettoso, le cellule staminali diventano più suscettibili ad acquisire mutazioni deleterie.
Un nuovo strumento di tracciamento oculare potrebbe aiutare i medici a diagnosticare l’autismo, con maggior certezza, nei bambini con appena 16 mesi di vita. Si chiama EarliPoint Evaluation ed è stato approvato dalla Food and Drug Administration. Due recenti studi, pubblicati su Jama e su Jama Network Open, ne hanno dimostrato l'efficacia.
L’esposizione all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza può avere un impatto importante sulla salute dei cittadini sui nascituri. Uno studio dell’Università di Bergen, in Norvegia, ha dimostrato che se l’aria respirata dalle donne incinte è “cattiva” ci sono più probabilità che diano alla luce bambini più piccoli e meno sani. I risultati sono stati al centro del congresso internazionale della Società Europea di Pneumologia, che si è tenuto a Milano. La ricerca mostra che esiste una forte relazione tra il peso alla nascita e la salute dei polmoni, con i bambini a basso peso alla nascita che affrontano un rischio più elevato di asma e una maggiore incidenza di malattie polmonari ostruttive croniche durante il corso della vita.
Alcune molecole del bergamotto sono in grado di ridurre nel sangue i livelli del colesterolo LDL, quello cosiddetto “cattivo”, e dei trigliceridi. È quanto ha dimostrato ENEA in una ricerca condotta prima in laboratorio (in vitro) e poi su un campione di 50 persone (in vivo). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Phytotherapy Research. “In laboratorio abbiamo sottoposto cellule di fegato umano a trattamenti differenziati per durata (4 e 24 ore) e quantità di estratto naturale somministrato”, spiega Barbara Benassi, responsabile del Laboratorio ENEA di Salute e ambiente e coautrice della ricerca. “È stata riscontrata una diminuzione del contenuto intracellulare di colesterolo e trigliceridi e, soprattutto, l’inibizione dell’espressione dei geni correlati alla sintesi lipidica, cioè del grasso”, aggiunge.
Un quinto delle persone è portatrice di una variante genetica che sembra proteggere dall’Alzheimer e dal Parkinson e che un giorno potrebbe portare a un vaccino. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio guidato dall’Università di Stanford, in California, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. L’analisi dei dati medici e genetici di centinaia di migliaia di persone ha rilevato che avere questa variante, chiamata DR4, riduce le possibilità di sviluppare entrambe le patologie di oltre il 10%.
La temperatura è un fattore fondamentale per il sonno degli anziani. Uno studio dell’Istituto di Ricerca sull’Invecchiamento dell’Harvard Medical School ha dimostrato che il sonno può essere più efficiente e riposante quando la temperatura non scende sotto i 20 °C e non supera i 25 °C. I risultati, pubblicati sulla rivista Science of The Total Environment, mostrano anche che, man mano che la temperatura ambientale notturna aumenta da 25 a 30 °C, la qualità del sonno scende del 5-10%.
Le procedure di chirurgia bariatrica diventano sempre più sofisticate e meno invasive. Si sta infatti facendo strada un nuovo intervento di riduzione dello stomaco che avviene totalmente in via trans-orale, come una gastroscopia, e che è in grado di far perdere tra il 15 e il 20% del peso corporeo. Si chiama “endosleeve” ed è una gastroplastica verticale endoscopica che avviene senza incisione e quindi senza cicatrici. Questa è una delle numerose novità discusse in occasione della 26esima edizione del congresso mondiale dell’International Federation for the Surgery of Obesity and Metabolic Disorders, che si è tenuto a Napoli.
A lungo considerato un “super alimento”, l’olio d’oliva si è ora dimostrato in grado di ridurre il rischio di demenza del 28%. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell'Harvard TH Chan School of Public Health in uno studio presentato al meeting annuale dell'American Society for Nutrition, a Boston. L’analisi giunge in un momento in cui molti paesi si trovano ad affrontare tassi crescenti della malattia di Alzheimer e altre forme di demenza, a causa dell'invecchiamento della popolazione. Secondo i ricercatori, l'uso dell'olio d'oliva al posto di grassi come la margarina e la maionese commerciale potrebbe aiutare sensibilmente nella prevenzione.
Nei funghi allucinogeni potrebbe celarsi un composto potenzialmente utile per il trattamento dell'anoressia, uno dei più comuni disturbi alimentari. Si tratta della psilocibina che sembra essere in grado di alterare la percezione del proprio corpo e, per questo, potrebbe aiutare le persone con anoressia. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università della California, a San Diego, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine. Per verificare se la psilocibina è sicura e tollerabile tra le persone con anoressia, il team di ricerca ha riunito 10 donne di età compresa tra 18 e 40 anni con questa condizione e ha somministrato a ciascuna una singola dose di 25 mg di psilocibina.
Non basta fare semplicemente attenzione alle calorie ingerite e ai nutrienti contenuti nei vari alimenti. Le persone con il diabete di tipo 2, anche se seguono una dieta sana, devono evitare di consumare alimenti ultra-processati. Uno studio condotto dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli ha dimostrato che i cibi ultra-processati sono associati a un aumento sostanziale del rischio di mortalità, sia per malattie cardiovascolari che per tutte le altre cause. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition.
La tecnologia su cui si basano i principali vaccini anti-Covid, basata sull'RNA messaggero, è stata utilizzata per mettere a punto un nuovo vaccino contro la malaria. Gli studi preliminari condotti sugli animali hanno dimostrato che il vaccino è in grado di indirizzare e stimolare efficacemente le risposte immunitarie delle cellule contro il parassita malarico, il Plasmodium. Lo studio è stato condotto dalla Victoria University ed è stato pubblicato sulla rivista Nature Immunology. "Siamo stati in grado di progettare e convalidare un esempio di vaccino a mRNA che funziona generando cellule di memoria residenti nel fegato in un modello animale", spiegano i ricercatori.
Dopo la pandemia i casi di diabete di tipo 1 nei bambini e negli adolescenti sono aumentati tantissimo e non sappiamo ancora il perché. Uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open, che ha analizzato i dati di oltre 38mila giovani provenienti da diverse parti del mondo, ha rilevato che nel primo anno di pandemia, nel 2020, l’incidenza del diabete di tipo 1 nelle persone con un’età inferiore ai 19 anni è aumentata del il 14%. Nel 2021, invece, l’incidenza della malattia è cresciuta ulteriormente arrivando a un +27% rispetto al 2019.
Come agenti infiltrati, le cellule leucemiche sono in grado di allearsi con alcune cellule sane dal sangue che, come se fossero loro complici, le aiutano a proliferare e le difendono dalle terapie. In pratica le cellule malate possono contare su un microambiente tumorale che le protegge e fa loro da scudo. Per contrastare questo fenomeno - che si verifica in particolare nella leucemia mieloide acuta - i ricercatori della Fondazione Tettamanti hanno sviluppato in laboratorio una versione geneticamente modificata dei linfociti T, il tipo di globuli bianchi che ha specifiche funzioni difensive, dotandoli di due differenti proteine capaci di intercettare e interagire con altre due proteine che si trovano rispettivamente sulla superficie delle cellule leucemiche (il marcatore CD33) e sulle MCS (il marcatore CD146). Le seconde offrono protezione alle prime. Le cellule così modificate sono in grado di riconoscere e aggredire sia le cellule leucemiche, sia la particolare categoria di cellule sane che le protegge, ovvero le mesenchimali stromali (MSC). I dati, pubblicati sulla rivista Frontiers in Immunology, derivano da esperimenti con cellule in coltura sostenuti dalla Fondazione AIRC. I linfociti T utilizzati nello studio sono cellule CAR-CIK: se nella terapia CAR-T i linfociti T sono prelevati dai pazienti e modificati, con le CAR-CIK i linfociti T sono estratti dal sangue di un donatore, con un processo più semplice e meno costoso.
Nell'estate del 2022 il caldo ha fatto più di 61mila morti in Europa, 18mila solo in Italia, primo paese per numero di vittime. Questa è l'impressionante stima emersa da un'analisi epidemiologica dell'Istituto di Barcellona per la salute globale, un centro sostenuto dalla Fondazione, la Caixa, in collaborazione con l'Istituto nazionale della sanità francese, pubblicata sulla rivista Nature Medicine. Precisamente lo studio ha stimato 61.672, morti attribuibili al caldo, tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022, con un aumento del 63% delle morti dovute al caldo nelle donne.
Ci sono professioni che possono aumentare le probabilità che una donna sviluppi un tumore alle ovaie. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Montréal in Canada in uno studio pubblicato sulla rivista Occupational & Environmental Medicine.